F1, la Red Bull sceglie il proprio futuro: scenario a sorpresa

L’accordo con Porsche sembrava fatto. Ed invece all’impovviso la trattativa è tramontata. Il boss Red Bull Horner svela il motivo.

Era inizio settembre quando la tanto chiacchierata e attesa partnership tra Red Bull e Porsche è tramontata. Proprio nel momento in cui pareva scontata, è scoppiata. Pochi giorni prima infatti, Audi aveva reso noto il suo ingresso in F1 a partire dal 2026, probabilmente quale nuova proprietaria di Sauber. Dunque, un po’ tutti si erano convinti che sarebbe presto arrivata anche la seconda notizia. Ed invece, alla vigilia del GP di Monza è giunta quella in direzione opposta.

Christian Horner, team principal Red Bull (Ansa Foto)
Christian Horner, team principal Red Bull (Ansa Foto)

Troppe le richieste da parte del costruttore tedesco il quale spingeva per l’acquisizione del 50% delle quote del team, così da poter influenzarne le scelte tecniche e di formazione. Conseguenza ne è stata che, per timore di perdere l’automonia che si erano creati con fatica, gli energetici hanno rinunciato, almeno in apparenza, ad accaparrarsi un fornitore ufficiale della power unit dopo la fine del rapporto con Honda.

Horner vuole una Red Bull al 100% motorista

Tornando indietro con la memoria ai continui battibecchi con Renault che, dal 2010 al 2013 aveva garantito alla squadra quattro titoli, ma poi non era più stata in grado di mantenere gli standard raggiunti, il boss dell’equipe con base a Milton Keynes Christian Horner ha svelato i motivi per cui non ci fu un’immediata reazione “indipendentista” e preferirono sposarsi con il produttore di Sakura.

L’era ibrida ha portato con sé una tecnologia di altissima finezza. Per noi come organzizazione sarebbe stato impensabile affrontare un lavoro del genere. Ora invece siamo sufficientemente maturi da poter gestire la struttura Powertrain a cui abbiamo dato vita nel nostro quartier generale“, ha spiegato al podcast  Beyond The Grid.

E siccome pensare in grande è importante, il manager inglese ha svelato che, grazie al congelamento delle PU attuali fino al 2025 e al famigerato budget cap, il marchio di bevande avrà l’opportunità di fare debuttare il proprio primo propulsore nel 2026 con l’ingresso delle nuove regole.

In sintesi il 48enne ha annunciato che non vi sarà un ritorno di fiamma neppure con i nipponici. L’obiettivo è e resta l’autarchia. “Lo abbiamo deciso circa 18 mesi fa”, ha confessato, sollevando non poche perplessità circa i veri propositi della scuderia considerando le lunghe conversazioni con Porsche.

In quel frangente abbiamo reclutato i migliori talenti del Circus. Motivo per cui oggi possiamo vantare 300 persone dedicate a quel reparto. Abbiamo costruito una fabbrica in 55 settimane. Lo abbiamo fatto a regola d’arte e adesso siamo pronti a produrre anche i motori“, ha asserito con orgoglio ed entusiasmo.

Anticipando la domanda sul perché allora scomodare i germanici se intanto la volontà era differente. “Era normale chiacchierare con un brand fenomenale e grandioso. Tuttavia ci siamo resi conto che non era quella la strada giusta da intraprendere sulla base dei nostri desideri“, ha argomentato. “Per noi comunque non cambia niente. Lo non si sono inseriti per nulla in quelle che sono le nostre attività”, ha terminato ribadendo il principio di un nuovo ed esilarante capitolo per la compagine austriaca che, indubbiamente, negli anni, ha dato prova di non temere gli azzardi.

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