Ferrari, cosa cambierà nel 2023? Ecco tutti gli scenari in vista

La Ferrari si appresta a concludere l’ennesima stagione senza titoli mondiali. Binotto ha già confermato tutti, ma non tutto è scontato.

In casa Ferrari si è costretti a leccarsi le ferite per il 14esimo anno consecutivo. Dal 2009 in avanti, la Scuderia modenese ha raccolto solo delusioni, comprese anche le beffe all’ultima gara maturate sia nel 2010 che nel 2012 con Fernando Alonso, sconfitto dalla Red Bull di Sebastian Vettel dopo una battaglia mozzafiato.

Ferrari F1-75 (LaPresse)
Ferrari F1-75 (LaPresse)

Perlomeno, all’epoca il Cavallino riusciva a giocarsela fino in fondo, cosa che non avviene più proprio dai tempi dello spagnolo. Sia chiaro, non che le Rosse di quel periodo fossero dei missili, ma il due volte campione del mondo riusciva ad estrarne sempre il massimo, approfittando al meglio degli scivoloni dei rivali e sfiorando due mondiali che sarebbero stati più che meritati.

Dopo di lui, è arrivato Vettel, che ha fallito così come tanti altri, ed ora è Charles Leclerc l’uomo di punta, che poco più con una squadra del genere alle sue spalle. Dopo anni di umiliazioni prestazionali, la Ferrari era tornata a disporre di un’auto competitiva, che complessivamente era stata la migliore sino all’Ungheria, prima di crollare, come al solito, nell’ultimo spicchio di campionato che parte dal Belgio.

Rispetto, ad esempio, al biennio 2017-2018, il mondiale della Rossa era già finito a luglio, a causa dei problemi tecnici, degli errori strategici e di qualche svarione dei piloti. In passato l’illusione durava almeno fino a settembre, ma stavolta ai tifosi non è stata concessa nemmeno questa.

Mattia Binotto ci ha tenuto a sottolineare che la squadra non cambierà di una virgola rispetto ad oggi, ma su questo ci sono molti punti interrogativi. Il presidente John Elkann ha dato fiducia al team principal alla vigilia di Monza, ma c’è da dire che ha anche detto che gli errori commessi sono stati troppi, facendo venire qualche dubbio all’ingegnere di Losanna.

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La Ferrari ha cambiato corso rispetto al passato, puntando sulla continuità. Infatti, tutti ricorderanno ciò che accadeva negli anni dell’era di Fernando Alonso, quando si tagliavano teste a go-go. La prima a saltare fu quella di Chris Dyer dopo il 2010, a seguito della beffarda sconfitta mondiale di Abu Dhabi e dell’errore strategico che fu commesso regalando il titolo a Sebastian Vettel.

Nel 2011, il Cavallino si presentò al via con una monoposto nettamente inferiore rispetto alla Red Bull ed alla McLaren, e ne fece le spese Aldo Costa, che in seguito passò alla Mercedes. Anche altri come Pat Fry e Nicholas Tombazis furono allontanati da Maranello dopo progetti fallimentari, ma non è che le cose fossero poi migliorate tanto.

Nel 2014 toccò al team principal Stefano Domenicali rimetterci il posto, cosa che due anni dopo vide protagonista anche James Allison. L’ingegnere britannico, proveniente dalla Lotus, si spostò poi in Mercedes, e risultà essere uno dei creatori del DAS, il sistema che mise le ali a Lewis Hamilton e Valtteri Bottas nel 2020.

Dunque, c’è da dire che in casa Ferrari non sono mancate le rivoluzioni in questi anni, come testimonia anche la cacciata di Maurizio Arrivabene di inizio 2018, il quale fece spazio a Mattia Binotto. La Rossa, da quel momento in poi, ha puntato sulla continuità, ed il gruppo di lavoro attuale è lo stesso del 2019.

Va sottolineato che il reparto tecnico ha svolto un lavoro egregio presentando una vettura competitiva e dai concetti rivoluzionari, che però sugli sviluppi si sta nuovamente sfaldando. Potrebbe essere rivisto e di tanto il reparto strategie, visto che Inaki Rueda ed i suoi ne hanno combinate più di Bertoldo in questi anni.

Appare solida la posizione di Binotto, che ha avuto il merito di guidare la rinascita tecnica della Scuderia modenese, ma che non ha le competenze per fare il team principal. La sensazione è che il 2023 sia la sua ultima occasione, ma difficilmente verrà lasciato al suo posto se le cose non dovessero migliorare.

Il titolo tanto sognato dai tifosi è sfuggito per l’ennesima volta, ma non tutto è da spiegare con la superiorità tecnica degli avversari. La Red Bull ha acquisito un certo margine sul fronte prestazionale solo da Spa-Francorchamps in poi, perché sino a Budapest c’era stato un grande equilibrio che prometteva spettacolo per il finale di campionato.

Servirà intervenire sul fronte delle strategie ed affidabilità per puntare ad un buon 2023, ed in quel caso non ci saranno più scuse. Nel frattempo, possiamo comunque aspettarci delle sorprese durante l’inverno, ricordando che la cacciata di Arrivabene fu una sorta di fulmine a ciel sereno, e che in questo ambiente tutto può cambiare velocemente.

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