Villeneuve, quanti dolori dopo Monza: ecco la sua rivelazione

Per la prima volta dal 2006 Villeneuve è tornato al volante di un’auto di F1 sul mitico tracciato di Monza. Non tutto però è andato liscio.

Quando si pronuncia il cognome Villeneuve si viene sempre colti da un brivido. Il ricordo del grande Gilles e delle sue imprese al volante della Ferrari sono rimaste nel cuore di tutti. Considerato che non ha vinto più di sei gare nella sua carriera nel Circus, quello che ha saputo lasciare in termini di passione e tifo è notevole.

Jacques Villeneuve (Ansa Foto)
Jacques Villeneuve (Ansa Foto)

Ecco perché anche a suo figlio Jacques, solo per il fatto di essere tale, viene riservato un affetto che in pochi casi di dinastia da corsa si è visto. Un senso di vicinanza, di attenzione, più forte che altrove in Italia.

E chissà se per casualità o altro, l’Alpine ha scelto proprio il Tempio della Velocità per permettere al canadese di sedersi di nuovo nell’abitacolo di una monoposto. Assente dalla massima serie dal 2006 quando difendeva i colori dalla BMW Sauber, il 51enne ha avuto l’opportunità di toccare con mano le vetture moderne grazie all’interessamento di Renault, suo team nel 2004, e dell’emittente a pagamento francese Canal +.

Villeneuve in pista: com’è andata

Così, mercoledì scorso, calato il sipario sui protagonisti del 2022 con Verstappen ancora vincitore, il campione del mondo 1997 ha avuto uno dei tracciati più entusiasmanti del calendario tutto per sé. Come sia andata a livello cronometrico non è dato sapersi e non sono neppure state diffuse delle immagini video.

L’unica cosa che abbiamo sono le sue parole a caldo. Entusiaste per aver potuto godere di una simile esperienza. rivelatasi alla fine più imprevedibile di quanto pensato.

Va detto che non si è trattato di un test pronti via, il trionfatore nella 500 Miglia di Indianapolis del 1995, nelle scorse settimane, era volato nel quartier generale di Enstone per sottoporsi a probanti sessioni al simulatore. Un vero e proprio ostacolo per i piloti vecchia scuola.

Purtroppo mi provoca la nausea“, ha ammesso a RacingNews 365, rivelando una problematica patita pure da Michael Schumacher quando in epoca Mercedes si era trovato a misurarsi con tale tecnologia. “Quando appoggi il piede sul freno, il cervello di dice che sei in macchina. Per cui dopo quei giri e aver osservato Ocon sono partito convinto di ricordare tutto. Mi sembrava di aver presente stacchi e traiettorie. In realtà poi andando a memoria si finisce per rallentare in anticipo“.

Pur senza frenare mi sembrava di avere un paracadute che lo faceva al mio posto“, ha spiegato a proposito dell’alto carico aerodinamico trovato. “Sinceramente non ricordo di aver mai guidato un veicolo tanto stabile“.

Come facilmente immaginabile, non essendo più avvezzo a simili sforzi, Jacques ha sofferto. Il collo è una parte molto sollecitata e nessuna altra categoria lo allena in maniera specifica per resistere alle altissime forze G. Di conseguenza non avendolo fatto per anni, anche solo poche tornate si sono fatte sentire. “Temevo di non riuscire neppure a tenere la testa in alto, ma ce l’ho fatta. Di notte però ho avuto parecchi dolori“.

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