F1, Max Verstappen si confessa: c’è una cosa che lo terrorizza

Il campione del mondo di F1 Verstappen parla del suo sport e a sorpresa minimizza i rischi corsi dai piloti, azzardando un paragone curioso.

Chi ha detto che gareggiare al volante di una F1 è pericoloso? Non certo Max Verstappen. Nonostante velocità folli e gli annessi rischi delle monoposto, che di per sé sono veicoli nudi, per l’olandese sono altre le discipline o le azioni che ti fanno stare in bilico tra la vita e la morte.

Max Verstappen (Ansa Foto)

Da un lato come dargli torto. Le vetture in pista oggi sono molto più sicure di quelle di un tempo e come i recenti accadimenti ci hanno dimostrato, anche in caso di incendi e o di incidenti particolarmente spettacoli, chi si trova in abitacolo esce pressoché incolume, se non con qualche escoriazione e molto spavento.

Ne consegue che, rispetto a quando ci si approcciava al mestiere mettendo in conto l’eventualità più estrema, oggi si punta alla top class con maggiore rilassatezza, proprio sapendo che si sale su mezzi solidi e ci si batte in circuiti con alti standard.

Verstappen fa un paragone pazzesco

Dibattendo proprio sul tema per Sports Illustrated Kids, rivista dedicata ai più piccoli, il #1 ha appunto minimizzato gli azzardi della disciplina, evidenziando come nella vita quotidiana si rischi molto di più. “A mio avviso è più pericoloso andare in bicicletta per le strade di New York piuttosto che disputare un gran premio di F1. Sicuramente ci sono più probabilità di fare un incidente“, la sua riflessione.

Se le due ruote tra le vie della Grande Mela ti fanno provare un brivido, peggio ancora è l’effetto di un’attività innocua che si fa normalmente. “Tutto dipende dalla prospettiva con cui si guarda. E’ piuttosto facile, ad esempio, scivolare nella doccia“.

Rispondendo invece alla curiosità dei giovani seguaci circa l’elemento che lo ha spinto ad intraprendere il duro percorso nel motorsport, il 24enne ha spiegato: “Ho sempre amato la velocità, stare attaccato al suolo e cercare il limite della macchina. Ovviamente sono affascinato dal motore e dall’odore di benzina. Questo sin da quando ero bambino”.

Avere un papà già nella professione è stato certamente un aiuto. Jos è stato compagno di squadra di Michael Schumacher alla Benetton, in un’epoca ancora abbastanza romantica della F1 e non appena ha potuto ha messo il suo piccolo sui kart per fare esperienze. “Mi ha insegnato ad avere il culto del lavoro“, ha affermato in merito al piacere del sacrificio.

Vero e proprio Predestinato, designato sin dalla tenera età a fare grandi cose al volante, Mad Max ha bruciato le tappe facendo un solo anno in F3 e passando immediatamente alla massima categoria. Un salto riuscito solo a Kimi Raikkonen e fallito da tutti coloro che ci hanno provato dopo eccetto appunto il driver di Hasselt.

Merito del babbo che lo ha costantemente pungolato? Molto probabilmente sì, sebbene non vada dimenticato il talento naturale. “Già da piccolo il mio target era quello di fare progressi e trovare il modo di battere gli avversari“, ha concluso svelando l’atteggiamento da vincente.

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