F1, vi ricordate di Binotto in Red Bull? Ecco l’assurda storia del TP Ferrari

Mattia Binotto ha avuto un’esperienza con il team Red Bull in F1. Ecco a quando risale e cosa accadde in quel periodo di lavoro.

La carriera di Mattia Binotto in F1 è stata sempre legata a doppio filo con la Ferrari. L’attuale team principal della Scuderia modenese varcò le porte di Maranello per la prima volta nel 1995, dopo essersi laureato al politecnico di Losanna ed aver preso un master all’università dell’autoveicolo situata a Modena.

F1 Mattia Binotto (ANSA)
F1 Mattia Binotto (ANSA)

L’ingresso di Binotto alla Ferrari lo vide diventare sin da subito un motorista nella squadra test, che all’epoca si rivelò fondamentale e fu la base per i tanti successi degli anni successivi. Dal 1997 al 2003 assunse la carica di motorista ma nella squadra corse, divenendo una parte integrante dei trionfi di Michael Schumacher, all’interno della squadra dei sogni assieme a Jean Todt, Ross Brawn, Rory Byrne e Luca Cordero di Montezemolo.

La carriera di Binotto in F1 era ormai lanciata, e nel 2004 assunse il ruolo di capo ingegnere, mentre nel 2009 divenne responsabile di operazioni motori e KERS (il sistema del recupero dell’energia cinetica rimasto in funzione sino al 2013), per poi occuparsi del reparto power unit dal 2014.

In seguito alle varie ristrutturazioni volute da Sergio Marchionne, Binotto divenne direttore tecnico dal luglio del 2016, firmando ottime vetture come quelle del biennio successivo. Dal 2009 è divenuto team principal, succedendo a Maurizio Arrivabene, finendo diverse volte nell’occio del ciclone.

I tifosi gli hanno prima contestato le grandi delusioni degli ultimi anni, mentre nel 2022 è stato riacquistato un ottimo livello di competitività, cosa che però è stata rovinata dai tanti errori di gestione, sia riguardo alle strategie che alla coppia di piloti. Nelle ultime ore è emerso un retroscena davvero curioso che riguarda il personaggio dell’ingegnere di Losanna, di cui vale la pena parlare.

F1, quella volta in cui Binotto collaborò con la Red Bull

Mattia Binotto è in F1 ormai da 27 anni, ma al contrario di quanto si potesse pensare, non ha vestito solo i colori della Ferrari. Per spiegare tutto ciò occorre far riferimento alla grande rivale odierna della Rossa, vale a dire la Red Bull. Il team di Milton Keynes rilevò la Jaguar alla fine del 2004, entrando nel Circus dall’anno successivo.

La coppia di piloti scelta fu composta da David Coulthard e Christian Klien, il quale si alternò diverse volte con il nostro Vitantonio Liuzzi. I motori scelti erano i poco performanti Cosworth, che di certo non regalarono prestazioni soddisfacenti. Così, il team principal Christian Horner ed il suo entourage optarono per un radicale cambiamento.

Nel 2006 esordirono i motori V8, che sostituirono i più potenti V10. La Red Bull decise di puntare sui propulsori Ferrari, prima di legarsi per un lunghissimo periodo alla Renault dalla stagione seguente. Il Cavallino forniva i proprio motori solo al team di Milton Keynes in quella stagione, e Binotto si occupò della gestione dei propulsori prodotti a Maranello sulle F1 prodotte dagli anglo-austriaci.

All’epoca, con grande probabilità, in Ferrari nessuno avrebbe mai pensato che la Red Bull sarebbe mai potuta diventare un team in grado di puntare e di vincere il mondiale. La squadra nasceva in fatti dalle ceneri della Jaguar, che a propria volta veniva dalla Stewart, due vere e proprie meteore che nel Circus raccolsero davvero poche soddisfazioni.

Gli investimenti fatti da Dietrich Mateschitz hanno invece portato la Red Bull in cielo, e proprio nel 2006 vennero acquisite le prestazioni di Adrian Newey dalla McLaren, portando il vulcanico progettista britannico a diventare direttore tecnico del team di Milton Keynes.

La partnership con la Ferrari, come detto, durò soltanto una stagione, in cui arrivò un podio, con il terzo posto di Coulthard archiviato al Gran Premio di Monaco. Pochi anni dopo fu il momento del primo titolo mondiale, nel 2010, con Sebastian Vettel. La cenerentola era cresciuta, ed era salita sul tetto del mondo della massima serie automobilistica.

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