Ferrari, arriva il duro giudizio dell’ex F1: parole velenosissime

La Ferrari è nell’occhio del ciclone per i troppi errori commessi in questa prima parte di stagione, e gli esperti della F1 non perdonano.

Quello che la Ferrari sta vivendo è uno dei momenti più difficili della propria storia, e la cosa curiosa è che sta avvenendo in un’annata in cui la monoposto è la migliore del lotto. Analizzando la storia del Cavallino dal 1980 in avanti, scopriamo, di fatto, che non si tratta di una squadra così vincente come si crede. E qui occorre aprire una parentesi.

Ferrari F1-75 (ANSA)
Ferrari F1-75 (ANSA)

L’unico periodo vincente in oltre quarant’anni di F1 è stato quello di Michael Schumacher, con cinque mondiali piloti e sei costruttori arrivati tra il 1999 ed il 2004. In seguito, sono arrivati altri due allori a squadre nel 2007 e nel 2008, con Kimi Raikkonen iridato tra i piloti proprio nell’anno d’esordio a Maranello.

Per il resto, ci sono stati soltanto digiuni di vittorie, ere vere e proprie dominate dagli avversari in cui la Ferrari è rimasta a guardare. Questo è accaduto tra gli anni Ottanta e Novanta e dal 2009 in avanti. Nella prima epoca citata, il dominio era di Williams e McLaren, con l’intervallo della Benetton nel biennio 1994-1995, per cui, una vera e propria dittatura britannica.

Per il resto, dopo l’epoca del Kaiser di Kerpen e la breve parentesi di Raikkonen e Felipe Massa, gli inglesi sono tornati a fare scuola, con la Brawn GP di Jenson Button che ha preceduto i cicli vincenti di Red Bull e Mercedes. Tante, troppe le vetture fallimentari costruite dalla Scuderia modenese in questo periodo, con ben quattro team principal che sono cambiati dal 2014 in avanti.

Dopo le dimissioni di Stefano Domenicali e l’allontanamento del presidente Luca Cordero di Montezemolo, si è puntato dapprima sul traghettatore Marco Mattiacci, che ha poi ceduto il passo a Maurizio Arrivabene nell’era del chairman Sergio Marchionne. Le vetture migliori sono state costruite proprio sotto la guida del manager italo-canadese, e ci riferiamo ovviamente al biennio 2017-2018.

Specialmente nel secondo anno, gli errori di guida di Sebastian Vettel hanno influito molto sulla vittoria finale della Mercedes di Lewis Hamilton, ma nonostante questo, dopo la morte di Marchionne, ad Arrivabene è stato dato il benservito per far spazio a Mattia Binotto, a cui è stato dato il compito di organizzare la rinascita.

Come presidente è arrivato John Elkann, che sin da subito si è dimostrato inadatto a ricoprire questa carica. I primi tre anni di Binotto al timone della squadra di Maranello sono stati un incubo, con sole tre vittorie conquistate (tutte nel 2019), per poi essere protagonista del crollo 2020 conseguente all’accordo segreto con la FIA.

I vertici di Maranello hanno dunque deciso di puntare tutto sulla rivoluzione tecnica del 2022, presentando, effettivamente, una monoposto molto competitiva, in grado di dominare quasi tutte le sessioni di qualifica e di gran parte delle gare. Tuttavia, problemi di affidabilità, errori strategici e qualche scivolone dei piloti hanno compromesso tutto, portando la Red Bull di Max Verstappen ad ipotecare i titoli già prima della pausa estiva.

Ferrari, arriva la dura critica di Jolyon Palmer

L’ultima, folle tattica adottata in Ungheria, che è costata una gogna social alla Ferrari, è il simbolo dell’inadeguatezza di una squadra allo sbando, che ha già perso un titolo che con questa macchina era più che alla portata. Charles Leclerc è costretto a lottare, oltre che contro degli avversari fortissimi, anche con Inaki Rueda, lo stratega che dal 2015 in avanti ne ha fatta una più di Bertoldo.

Anche molti addetti ai lavori ed ex piloti di F1 hanno criticato aspramente le tattiche del Cavallino, come Mika Hakkinen. L’ultimo a farlo è stato Jolyon Palmer, attivo nel Circus con la Renault nel 2016 e nel 2018. Il britannico ha detto la sua sul sito web della F1, non risparmiando pesanti critiche alla Scuderia modenese che è ormai lo zimbello del Circus.

Ecco le parole dell’ex pilota: “La Ferrari deve biasimare la propria strategia per aver buttato al vento un’altra vittoria in Ungheria, non riuscendo a mettere neanche uno dei suoi piloti sul podio e concludendo quella gara al quarto ed al sesto posto. Era chiaro che le gomme Dure dovessero essere evitate da chi non voleva concludere la gara con una sola sosta, non c’era molto su cui riflettere perché la situazione era evidente a tutti“.

Palmer ha aggiunto: “L’errore è stato quello di far fermare Leclerc per coprire l’undercut di Verstappen così presto, perché a quel punto non era ancora il momento giusto per montare la mescola Soft. In quel momento hanno perso ogni speranza di vincere la gara ed anche di poter giocarsi il podio, le gomme erano troppo fredde e non c’era grip“.

Se con Leclerc si fosse deciso di rinunciare a fermarsi subito proseguendo per poi montare le Soft, come fatto da Hamilton o Sainz, avrebbe quasi sicuramente vinto la gara, o perlomeno avrebbe avuto le sue possibilità di giocarsela fino in fondo. Sono sicuro che dopo quest’occasione persa avrà chiesto spiegazioni, perché non è accettabile perdere tutti questi punti. In una situazione di gara dinamica, nel suo box non sono in grado di gestire la strategia come invece fanno Red Bull e Mercedes. Ce la fanno solo in una gara normale“.

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