F1, Leclerc come Vettel: quando la pressione gioca un brutto scherzo

Momenti diversi della stagione e della carriera, ma due trappole perfette che pesano sulle spalle dei ferraristi. Leclerc e Vettel, una storia che non deve ripetersi.

Facciamo un salto indietro di quattro anni. Il 22 luglio del 2018 si correva ancora in Germania, più precisamente sul circuito di Hockenheim. Per Seb si trattava di un Gran Premio di casa, davanti ad un pubblico scatenato che sognava l’allungo nel mondiale. Il quattro volte iridato, finalmente, aveva a disposizione una vettura in grado di vincere, un team pronto a lottare fino all’ultima gara. In molti, però, avevano già iniziato a dubitare delle capacità del nativo di Heppenheim, nel confronto diretto con Lewis Hamilton.

Leclerc Vettel Ferrari (Ansa Foto)
Leclerc Vettel Ferrari (Ansa Foto)

L’anglocaraibico, proprio come oggi Verstappen, non era solito commettere errori, mentre Seb non aveva dimostrato negli anni precedenti la medesima costanza di rendimento. Quando si è costretti ad inseguire i migliori, andando sempre al limite c’è il rischio di commettere errori clamorosi. Fu quello che accadde a Seb in Germania, sebbene fosse in testa al mondiale, ma con il pensiero fisso che non avrebbe mai potuto lasciare nulla agli avversari. L’incidente, al contrario, spalancò le porte ad una vittoria determinante in ottica iridata al rivale Lewis Hamilton. Seb viaggiava su gomme slick, comandava la gara, dopo essere scattato dalla pole position, ma una leggera pioggia lo portò all’errore fatale.

Il giro 52 segnò la fine di un sogno, dato che il tedesco, dopo quel ritiro, vinse sole altre due gare in rosso nei successivi due anni e mezzo. Lewis Hamilton chiuse in testa ad Hockenheim, approfittando del regalo del rivale e la Mercedes sopravanzò la Ferrari in vetta al Mondiale. 188 punti per il britannico, 171 per il tedesco. Una doccia fredda da cui Seb non seppe più rialzarsi. “Penso che sia un’insicurezza che ai miei occhi è iniziata con l’errore di Hockenheim nel 2018, quando era in testa“, dichiarò, tempo dopo, Helmut Marko in un’intervista esclusiva concessa a Motorsport.com.

Seb aveva delle attenuati, correva su gomme da asciutto non fresche, ma stava gestendo alla grande la gara, un piccolo errore ebbe delle conseguenze enormi. Con queste parole si espresse alla stampa: “Fino a quel momento avevamo gestito bene tutto, avrei dovuto fare meglio. È stato un errore mio. Non il più grande che ho fatto, ma con le conseguente più pesanti. Sono più deluso che arrabbiato”. Vi ricorda qualcosa? Charles, stando accanto a Sebastian per due anni, ha sicuramente imparato a responsabilizzarsi e non trovare alibi. Il monegasco è molto duro con sé stesso. Leclerc aveva, assolutamente, bisogno di una vittoria per ridurre il gap di 38 punti dall’avversario. Il weekend fino all’uscita di pista, era risultato perfetto, ma gli imprevisti accadano nei momenti più inaspettati.

Vettel e Leclerc, un trama da non ripetere

Per Vettel il Gran Premio di Germania 2018 rappresentò la svolta negativa. Dopo quel doloroso lungo, in pista il tedesco si è reso protagonista di più errori che altro. Vinse poi a Spa e, nel 2019, a Singapore ma non riuscì ad esprimere standard elevati. Il sogno di riportare il titolo a Maranello svanì, definitivamente, in quella anomala giornata di pioggia di luglio. Da quel momento il rapporto tra Vettel e la Scuderia Ferrari non fu più lo stesso. Charles Leclerc, invece, ha una intera carriera davanti a sé, per fare tesoro dell’errore del Paul Ricard. Tanti piloti, nel percorso di crescita, hanno commesso degli sbagli alla guida, ma Charles deve essere in grado di svoltare subito pagina.

Il mondiale, oramai, non può essere più un obiettivo concreto. Nessuno mai nella storia ha rimontato 63 punti, quindi la pressione dovrebbe calare sensibilmente. La F1-75 si è dimostrata un’auto in grado di fare la differenza, decisamente migliore rispetto alla SF71H. Il #16 dovrebbe provare a vincere in Ungheria per il morale e per mandare un messaggio forte. Dopo il clamoroso errore in Francia, è parso scosso e demoralizzato davanti alle telecamere. “Sono molto deluso. Questo non è certo il risultato che volevo considerato che oggi avevo il passo per vincere. Ho commesso un errore e ne ho pagato il prezzo fino in fondo. A casa ricaricherò le batterie in vista della prossima gara in Ungheria dove ancora una volta sarò pronto a dare tutto me stesso”. Le dichiarazioni di Sainz hanno avuto ben altro impatto.

Charles ha sempre dimostrato di credere nella possibilità di lottare con Max Verstappen per la conquista del titolo iridato, ma ieri ha realizzato che si tratta di una missione quasi impossibile. Leclerc ha spiegato che se perderà il mondiale per 32 punti sarà solo colpa sua. Il monegasco, in realtà, ha sbagliato anche ad Imola, quando avrebbe potuto accontentarsi della terza posizione. Ma se dovesse vincere Verstappen, certo, non sarà un fallimento esclusivo del #16. I punti persi per errori del giovane valgono, esattamente, come quelli lasciati per strada per problemi di affidabilità o di strategia. Il muretto ha sbagliato tantissimo e anche in Francia non è stato esente da colpe.

La Ferrari, nel pacchetto generale, continua a non essere un top team. Nonostante un’auto competitiva, agile e veloce, gli errori della squadra continuano ad essere troppi. In classifica costruttori la Rossa ha soli 44 punti in più di una Mercedes in profonda crisi che non ha mai vinto una gara. A Maranello non sono stati in grado di cogliere i frutti di una rinnovata competitività, facendosi trovare impreparati sotto tanti punti di vista e in diverse aree. Per vincere un mondiale occorre essere perfetti e, per ora, la squadra che si è avvicinata di più alla perfezione è stata la Red Bull Racing. La pausa estiva servirà anche per riordinare le idee in vista di una seconda parte di ben altro profilo.

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