Aleix Espargarò-Aprilia: così una bella favola è diventata realtà

La storia di un ritorno ai vertici da parte di Aprilia fatto di duro lavoro, grazie anche all’aiuto di un Espargaro che ha sposato al 100% il progetto italiano.

Se c’è un’immagine che ci porteremo dietro per un bel po’ di questo inizio di stagione è quella di Aleix Espargarò, emozionato come un bambino, sul podio dopo la vittoria a Termas de Rio Hondo, in Argentina. Un trionfo speciale quello per il pilota spagnolo, non solo perché era il suo GP numero 2022 in top class, ma anche perché era il primo nell’era MotoGP dell’Aprilia. Una moto che da anni l’iberico sta sviluppando e che ormai è in pratica una sua creatura (o quasi).

Aprilia, Aleix Espargaro (LaPresse)
Aleix Espargaro (LaPresse)

Quello dello spagnolo è il terzo successo diverso su tre gran premi di questa MotoGP 2022. Segno che al momento non c’è un vero padrone. Ma soprattutto è il segno che l’Aprilia è arrivata in alto. Finalmente. E chissà dove può arrivare.

Aprilia ed Espargarò, un successo che nasce da lontano

C’è da dire però che non è una sorpresa vedere la moto italiana lì in alto. E non devono sorprendere soprattutto le tempistiche, anche se dalla casa di Noale si dicono stupiti proprio per questo. In realtà la crescita dell’Aprilia è figlia di un grande lavoro svolto dal 2015 (anno del rientro nel Motomondiale) fino ad oggi.

La scelta della casa di Noale di dire addio alla MotoGP nel 2004 era stata dolorosa e dopo più di 10 anni si era deciso di tornare nel proprio ambiente naturale, ma da protagonisti. Ma nei progetti dei Aprilia non si voleva fare il “botto” subito, ma crescere in maniera costante, senza fare il passo più lungo della gamba che, visti i tempi, non è un vero affare. E così è stato.

Il gruppo di lavoro è cresciuto negli anni, anche grazie alla professionalità e all’esperienza del compianto Fausto Gresini. Poi dalla fine dello scorso anno si è capito che il team Aprilia era pronto per l’ulteriore salto di qualità, quello di mettersi in proprio e provarci, sul serio.

E così è stato. La moto ha avuto sì la possibilità, dovuta ai regolamenti, di usufruire di test ulteriori per crescere, ma il tempo è stato sfruttato alla perfezione per migliorare, passo dopo passo, una moto che ora ha sempre meno difetti e sempre più pregi. A partire dalla maneggevolezza, per poi passare alla potenza (basti chiedere alla Ducati, che in Argentina in pratica non ha mai staccato la “nera”). Di sicuro non sarà l’Aprilia la moto migliore del lotto, ma di certo quella che ha più margini di crescita. E questo dovrebbe preoccupare e non poco la concorrenza.

E poi non è da sottovalutare l’apporto che ha dato a questo team Aprilia una figura come quella di Aleix Espargarò. Dal 2015 ha deciso di mettersi in gioco e lo ha fatto al 100%, non risparmiandosi mai, vivendo momenti buoni ma anche difficili, senza però mollare mai. E questo lavoro costante, fatto di crescite e cadute, ora sta vedendo finalmente i risultati. Non è un caso che la prima vittoria in MotoGP sia arrivata con lo spagnolo, che meritava questo premio, che è doppio visto che proprio con la moto italiana ha raggiunto il suo primo trionfo in MotoGP.

E’ il coronamento di un sogno sì ma anche di un lavoro difficile ma che può portare a risultati finora insperati. Insomma gli altri sono avvisati: l’orgoglio italiano non è solo Ducati. Ora c’è un’altra casa tricolore che è pronta a prendersi un posto al solo nel gotha del motociclismo. E se lo merita davvero.

Impostazioni privacy