Stoner confessa: “Marquez e Valentino Rossi la gestivano meglio”

Nel podcast “Gypsy Tales”, Stoner è tornato a parlare dei suoi anni in MotoGP e di un problema che lo ha sempre condizionato.

Ottenere 45 vittorie, 89 podi e 43 pole position nel Motomondiale non è roba da tutti. Se poi vinci anche due titoli MotoGP è ancora meglio. Casey Stoner è rimasto nell’immaginario collettivo un odei piloti più forti mai visti in pista. E il grande rammarico, per i tanti fan ma anche per i semplici osservato di delle gare di motociclismo, è quello di averlo visto nella mischia solo fino a 27 anni. Il ritiro nel 2012 infatti destò grande stupore, e forse proprio questo ancora gli regala tanto affetto dal pubblico.

Stoner, Marquez e Rossi (foto Getty Images)
Stoner, Marquez e Rossi (foto Getty Images)

La stanchezza cronica è un problema molto serio e ci convive ormai da anni. Proprio questo blocca (ma non è l’unico motivo) il suo possibile ritorno in MotoGP, in altra veste, come quella di consulente o coach. Stoner che, proprio nelle ultime due gare del 2021, si è riaffacciato nel paddock per parlare. Ma anche in queste settimane è uno degli ex piloti più in vista.

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Stoner e la differenza con Marquez e Rossi

Ma tornando a parlare del suo passato, l’australiano ha confessato di aver passato dei brutti momenti quando faceva il pilota e di non sapere perché. E non era una questione prettamente fisica: “Recentemente mi è stata diagnosticata l’ansia, che non sapevo di avere quando correvo. Pensavo fosse stress. Pensavo che tutti fossero stressati in un modo o nell’altro. Ma ora, l’ansia mi blocca la schiena, al punto che dovrei operarmi”, ha raccontato nel podcast “Gypsy Tales“.

Lo stress era emerso in particolar modo nei duelli ravvicinati con Valentino Rossi nel 2009, tanto che Livio Suppo, team manager della Ducati, annunciando l’assenza dell’australiano per 4 GP, annunciò che i problemi di stanchezza fisica che lo affliggevano ne potevano mettere a rischio la carriera.

“Non è stato facile per me capire perché è stato più difficile per me affrontare la pressione e la fama – ha confessato Stoner -. Ci sono persone, come Marc Marquez e Valentino Rossi, che non ne risentono. Penso che sarebbe stato molto più facile essere consapevoli di tutto ciò che mi accadeva, perché avrei potuto gestirlo in modo migliore, non mi sono mai sentito a mio agio con la stampa, circondato dalle persone”.

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Un’ansia che lo ha accompagnato a lungo, anche nei momenti più felici, quando dominava con la Ducati e con la Honda. E questo ha inciso sul suo addio anticipato alle corse: “Durante la maggior parte della mia carriera, probabilmente fino agli ultimi due anni in MotoGP, migliore era il weekend, più volevo morire. Ero malato come un cane, non volevo correre. Sentivo molta pressione dalla squadra, da tutte le persone che mi avevano aiutato. Quando sei il pilota numero 1 e tutti si aspettano che tu vinca, questo può influire su di te, come è successo a me”.

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