Casey Stoner, tanti auguri al campione che ha smesso troppo presto

A soli 26 anni l’addio al Motomondiale, ma Stoner è rimasto per tutti uno dei più grandi talenti che si siano visti negli ultimi decenni

Casey Stoner durante un test Ducati nel 2016 (Foto di Mirco Lazzari gp/Getty Images)
Casey Stoner durante un test Ducati nel 2016 (Foto di Mirco Lazzari gp/Getty Images)

Un talento incredibile, uno dei più cristallini degli ultimi decenni nel Motomondiale. Parliamo di Casey Stoner, che oggi, 16 ottobre, compie 36 anni.

L’ascesa di Stoner

Nato a Southport , fin da bambino l’australiano ha mostrato interesse per il mondo delle due ruote, tanto che ha cominciato subito a correre con le 50 e 125. Ma per diventare un grande pilota dovette sbarcare in Europa, cosa che fece nel 2000.

La prima apparizione fu al challenge Aprilia 125 spagnolo, poi prese parte al campionato inglese (concluso al secondo posto con sette vittorie) e anche a quello spagnolo (altra seconda posizione finale e tre vittorie). Risultati che gli permisero di farsi notare e conquistare una wild card per il Motomondiale, classe 125, nel 2001. Due le apparizioni di Stoner in quell’anno, in Inghilterra (diciassettesimo) e Australia (dodicesimo), sempre su una Honda.

Stoner sembrava già avere della stoffa e a notarlo fu Lucio Cecchinello, che decise di metterlo su una Aprilia nella classe 250 nel 2002. La stagione però non fu delle migliori, visto che chiuse dodicesimo. Per questo l’anno successivo scese di categoria, ottenendo subito dei risultati.: una vittoria a Valencia e tre volte sul podio (Sachsenring, Rio de Janeiro e Motegi). Poi il passaggio in KTM, alla quale regalò anche la prima vittoria nel Motomondiale (a Sepang).

Nel 2005 però il nuovo salto in 250, sempre con Cecchinello. E stavolta la storia fu diversa: cinque gare vinte e altri cinque podi, che gli permisero di chiudere come vicecampione del mondo dietro a Dani Pedrosa.

L’avventura in MotoGP

Cecchinello vedeva del potenziale in Stoner anche per la MotoGP. E allora decise nel 2006 di fargli fare il grande salto nel suo team con una Honda. In Qatar, all’esordio, strabiliò tutti: pole position e in gara un quinto posto. Al terzo GP, in Turchia, il primo podio (è secondo), l’unico di quell’anno terminato con 119 punti e con l’ottavo posto finale in classifica. Le diverse cadute però gli portano anche il nomignolo di “Rolling Stoner”, ma lui non se ne preoccupò molto. Anzi.

Non se ne preoccupò soprattutto la Ducati, che dopo il flop Sete Gibernau decise di puntare sull’australiano per il 2007. E non sbagliò. In Qatar subito la vittoria, a cui fecero seguito altri nove successi che gli regalarono il titolo iridato, il primo e tuttora ultimo per la Ducati in MotoGP. Nel 2008 sfiorò solo il bis, perdendo il confronto con Valentino Rossi, poi nel 2009 i primi problemi di salute che ne minarono le prestazioni.

Nel 2010 però, a fine stagione, decise per il passaggio al team ufficiale Honda. Un connubio subito vincente: 10 i successi e il secondo titolo Mondiale portato a casa con grande autorevolezza. L’annoi successivo sembrava prepararsi il bis e invece al quarto GP in Francia annunciò che a fine stagione si sarebbe ritirato. Uno choc per il paddock, che vide smettere un odei talenti più puri a soli 26 anni. Ma con un curriculum importante: 176 gare disputate, 45 vittorie, 89 podi, 43 pole position.

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Stoner nel 2007, anno del suo primo Mondiale (Foto di Robert Cianflone/Getty Images)
Stoner nel 2007, anno del suo primo Mondiale (Foto di Robert Cianflone/Getty Images)
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