Tanti auguri a Erik Comas, il pilota che fu salvato da Ayrton Senna

Compie 58 anni Comas, quattro stagione in F1 dove legò in maniera particolare con Senna. Ecco i due episodi che li unirono per sempre

L’Intervento di Senna a Spa nel 1992 sulla vettura di Comas (Foto YouTube/F1)

Una carriera in F1 non indimenticabile, ma una storia, quella di Erik Comas, che lo ha visto sfiorare più volte uno dei grandi del Circus, Ayrton Senna.

Il francese si fece subito notare nelle serie minori, a partire dai kart, dove divenne campione nazionale nel 1983. Da allora fu una continua ascesa, che lo portò nel 1990 a diventare campione intercontinentale di Formula 3000. Successo che gli aprì le porte della F1.

Comas, una vita breve in F1

In realtà però Comas nel Circus rimase ben poco. Fu ingaggiato dalla Ligier nel 1991, con cui rimase per un paio d’anni, ottenendo come miglior risultato il quinto posto nel Gran Premio di Francia 1992. Poi passò alla Larrousse con cui corse dal 1993 al 1994, andando a punti in altri tre Gran Premi. Nel 1995 Comas viene ingaggiato da DAMS per partecipare al Mondiale insieme a Jan Lammers, ma il team si ritirò a causa dei problemi dei fondi, nonostante i test fatti a Circuit de la Sarthe e al Paul Ricard. E alla fine decise di dire addio alla F1 per passare alle ruote coperte.

Quel filo che lo lega a Senna

La sua vita nelle monoposto però si è incrociata spesso con quella di un campione come Senna. Il primo episodio ci fu il 28 agosto 1992. Sul circuito di Spa Francorschamps, durante le prime prove libere del GP del Belgio (gara che vedrà la prima vittoria in Formula 1 di Michael Schumacher su Benetton-Ford), Comas perse il controllo della sua monoposto, andando a sbattere piuttosto violentemente contro le barriere poco prima di curva 16 all’altezza del Blanchimont per poi finire in mezzo alla pista.

In seguito all’urto il pilota svenne con la testa in una posizione innaturale, e con il motore della monoposto che rimase acceso. Il vero pericolo era il surriscaldamento del motore e la conseguente esplosione. Alle sue spalle arrivò di gran carriera il campione brasiliano, che capì subito che qualcosa non andava e non esitò a fermare la sua McLaren per soccorrere il francese. Nonostante il rischio di essere investito fosse alto, corse verso la Ligier per spegnere il motore e mettere la testa di Comas in una posizione più corretta. Un intervento decisivo che evitò problemi ben più seri.

I due poi, scherzo del destino, invertirono le parti quel terribile 1° maggio del 1994 a Imola. Nel corso del settimo giro, lo schianto al Tamburello di Senna, con l’immediata bandiera rossa e l’arrivo in pista dell’elicottero per portare il brasiliano all’ospedale Maggiore di Bologna per salvargli la vita. Ai box però venne dato erroneamente il via libera a Comas per tornare in pista, senza sapere che nel frattempo la corsa era stata fermata.

Il francese arrivò a tutta velocità all’altezza del Tamburello, e solo grazie a una buona prontezza di riflessi riuscì a frenare evitando così di investire i commissari. Sceso dalla monoposto, capì che i soccorsi erano per Senna, l’uomo che due anni prima lo aveva salvato in Belgio. Comas rimase profondamente turbato, tanto da lasciare il circuito di Imola ritirandosi dalla gara. La notizia poi della morte del campione brasiliano fu terribile. Decise di abbandonare la F1 ma solo l’intervento del patron della sua scuderia, Gerrard Larousse, lo fece desistere. Portò a termine la stagione, poi tutto finì.

Erik Comas (Foto di Pascal Rondeau/Getty Images)
Erik Comas (Foto di Pascal Rondeau/Getty Images)

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