Il papà di Marini: “Quella volta che, a 4 anni, vide Valentino Rossi vincere”

Massimo Marini, padre di Luca Marini, racconta come nacque la passione per il motociclismo del fratello di Valentino Rossi

Valentino Rossi con suo fratello Luca Marini
Valentino Rossi con suo fratello Luca Marini (Foto Mirco Lazzari gp/Getty Images)

Massimo Marini sa bene il meccanismo con cui funziona il cervello dei bambini: nella vita, infatti, fa lo psicologo specializzato proprio in psicoterapia infantile e adolescenziale. Ma c’è una mente su tutte che conosce meglio di qualunque altra: quella di suo figlio, Luca Marini.

Il papà del pilota del team Sky VR46, che si affaccia al debutto in MotoGP proprio in questo weekend, è convinto che la sua passione per le due ruote sia nata quando il Maro aveva appena quattro anni. “Forse è cominciato tutto quando eravamo in Malesia, nel 2001: le interviste, la festa dei tifosi, le telecamere, i colori del paddock”, ricorda ai microfoni del quotidiano La Repubblica. “Suo fratello vinceva il primo Mondiale in classe 500. E Luca me lo ricordo bene: rapito, sgranava gli occhioni”.

Luca Marini fratello d’arte

Inevitabile che a far scoccare la scintilla fosse il fratello maggiore Valentino Rossi. Eppure, convinti che Luca rischiasse di finire nell’ombra del suo più illustre e noto parente, i suoi genitori erano tutt’altro che persuasi dell’idea di fargli intraprendere la via del motociclismo.

“Luca poi ci ha fregato presto”, racconta Marini Senior. “Io e Stefania (Palma, madre di Valentino Rossi e di Luca, ndr), avremmo preferito facesse un altro sport. Ci chiedevamo se poteva crescere sufficientemente sano e felice: a quei tempi il fratello era l’italiano più conosciuto nel mondo dopo il Papa, c’era il rischio di condizionamento e frustrazione. Mettevamo lo studio davanti a tutto. E poi, tanti sport: lo sci durante l’inverno, la barca a vela d’estate, la scuola calcio, il nuoto e il tennis, la bici. Riusciva bene in tutto. Però con la moto, subito formidabile. Ma un giorno Luca ha visto dei bimbi correre sulle minimoto: come avremmo potuto dirgli di no?”.

Una strada percorsa in autonomia

E, nonostante avesse un fenomeno in famiglia, Luca Marini è tutt’altro che un raccomandato. Nella sua carriera non ha mai usufruito di scorciatoie o spintarelle, e tutta la strada che ha percorso è stata merito solo del suo talento e del suo lavoro. Il padre lo rimarca con decisione.

“Tanti hanno pensato che abbia ricevuto aiuti speciali”, spiega. “Il contrario. Dal punto di vista tecnico è sempre stato sfavorito, guai a ‘truccare’ le carte: perché fosse stato scoperto, sarebbe scoppiato il finimondo; ma soprattutto perché gli abbiamo insegnato che correttezza, giustizia e libertà venivano prima di ogni altra cosa. Come mi diceva Marco Melandri: ‘Deve usare una moto che va piano, così impara a sfruttare anche le piccole occasioni della vita’”.

Luca Marini ha grandi obiettivi a livello sportivo, suo papà Massimo preferisce puntare i riflettori sull’aspetto personale: “A dieci anni Luca mi ha guardato: ‘Vorrei diventare il pilota più veloce del mondo’. Era così serio, mentre me lo diceva. Ma mi basta che diventi una grande persona. Da ragazzino, in Spagna, ha rinunciato a una vittoria per soccorrere un inglese che era caduto e si stava ustionando”.

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Luca Marini ai box
Luca Marini ai box (Foto Sky VR46)
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