I piloti di riserva scarseggiano. La F1 costretta a richiamare i pensionati

La chiamata al volo di Hulkenberg per sostituire Perez lo scorso weekend ha evidenziato un problema che sta generando un certo caos nel paddock.

(©Getty Images)

Tra le mille cose imparate in questa fase di emergenza sanitaria ne emerge una che riguarda il Circus. I famosi terzi driver che tanto vengono pubblicizzati al momento dell’ingaggio, servono ad un beato nulla, per non essere volgari.

Se pensiamo che alla Racing Point, non appena scoperta la positività al Covid di Sergio Perez, hanno dovuto di corsa alzare il telefono per richiamare un ritirato che tra l’altro fino a allo scorso anno correva per la Renault, capiamo già in che situazione si trova oggi quella che dovrebbe essere la super organizzata F1. Qualcuno potrebbe sollevare la questione che si tratti di un problema che interessa soltanto i piccoli team. Macché. Ora si scopre che pure la Mercedes è in allarme.

“Secondo la regola vigente, il pilota che viene preso per ricoprire la funzione di riserva deve aver gareggiato negli ultimi tre anni o almeno aver completato un test da 300 km per riottenere la superlicenza”, ha denunciato il boss delle Frecce d’Argento Toto Wolff, che in teoria avrebbe voluto affidarsi ai servigi di Hulk non fosse già stato assoldato dalla ex Force India. E mentre a Stoccarda si rompono la testa per capire come e cosa fare con l’unica alternativa possibile, ovvero Esteban Gutierrez, in panchina da una vita, alla McLaren hanno addirittura rispolverato Paul di Resta, da stagioni commentatore tv e in pista per l’ultima volta su una F1 nel lontano GP dell’Ungheria 2017.

Ma come è possibile, ci chiediamo noi che nessuno dei vivai delle scuderie sia abbastanza valido da poter essere messo in auto? C’è forse il timore di bruciare un talento in erba? Oppure non c’è la minima fiducia nei giovani. Eppure sarebbero esattamente questa le occasioni utili per mettersi in mostra…

Piloti di F1 lanciano un segnale contro il razzismo (Getty Images)
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Chiara Rainis

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