Coronavirus, la quarantena minaccia la Ferrari (e non solo)

Gli italiani che lavorano in Formula 1 (per Ferrari, ma anche AlphaTauri, Alfa Romeo, Haas e Pirelli) rischiano la quarantena per il coronavirus

Charles Leclerc ai box nei test F1 di Barcellona (Foto Ferrari)
Charles Leclerc ai box nei test F1 di Barcellona (Foto Ferrari)

“Pur sapendo che la situazione è in continua evoluzione, sul fronte della partenza per Australia/Bahrein non ci sono al momento giunte controindicazioni da nessuno degli enti con i quali siamo costantemente in contatto, ossia la Fia, Formula 1, le autorità sia italiane che dei Paesi in questione: quindi al momento la nostra partenza è confermata”. Ad affermarlo, in un comunicato inviato all’agenzia di stampa Ansa, è un portavoce della Ferrari.

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Insomma, almeno per il momento, la versione ufficiale resta sempre la stessa: il coronavirus non minaccia la regolare partenza del campionato del mondo di Formula 1 in Australia. Eppure, come riconosce la stessa nota del Cavallino rampante, da qui al 15 marzo, data prevista per la gara di Melbourne, si potrebbero presentare ulteriori ostacoli.

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Il Vietnam impone la quarantena agli italiani

Ostacoli che riguardano in particolare il contingente italiano della Formula 1, essendo il nostro Paese uno di quelli maggiormente coinvolto dai contagi. Il rischio che al personale proveniente dall’Italia venga imposta una quarantena è fondato, tanto che per consentire un ingresso semplificato in Australia e in Bahrein, sedi dei primi due GP, l’organizzazione del Mondiale avrebbe predisposto voli charter speciali con accordi particolari.

Ma per il terzo appuntamento in Vietnam le problematiche potrebbero essere ancora maggiori: “Tutti i viaggiatori in ingresso nel Vietnam dalla Cina, dalla Corea del Sud, dall’Italia e dall’Iran devono presentare una dichiarazione medica e una quarantena di quattordici giorni prima di entrare nella nazione”, hanno decretato le autorità locali.

La Formula 1 monitora il coronavirus

Ad oggi sono stati sospesi gli accordi che consentivano ai cittadini italiani di entrare in Vietnam senza un visto e, così stando le cose, addirittura il rischio è quello di vedersi bloccati per ben due settimane. Un problema non di poco conto, che riguarda prima di tutto la Ferrari. “Ma non solo, penso anche alla AlphaTauri, alla Alfa Romeo, alla Haas e ovviamente alla Pirelli”, ha spiegato il team principal della Rossa, Mattia Binotto. “Si potrebbe presentare la situazione in cui quattro squadre potrebbero non correre. A quel punto la gara si dovrebbe fare? Non spetta a me deciderlo”.

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Inutile rimarcare quanto sarebbe falsato un Gran Premio senza la presenza delle scuderie italiane. Ma, al momento, i diretti interessati confidano nel buon senso dei vertici della Formula 1: “Siamo in buone mani”, è convinto il boss della Haas, Guenther Steiner. “Rimaniamo attenti, ma non dobbiamo preoccuparci ad ogni minuto. La situazione è comunque in continua evoluzione. Possiamo fare tutti i piani che vogliamo, ma domani tutto potrebbe cambiare”.

Non a caso proprio ieri si è tenuto un summit a Ginevra tra la Federazione internazionale dell’automobile e gli organizzatori dei campionati che sono in partenza, alla presenza del chirurgo Gerard Saillant, presidente della Commissione medica federale. Che ha ribadito che la situazione viene costantemente monitorata insieme ai governi, alle organizzazioni dei GP e ai promoter locali. E dunque, sebbene per ora non si parli ufficialmente di ulteriori modifiche al calendario dopo il rinvio del Gran Premio di Cina, già nelle prossime ore il quadro potrebbe ulteriormente variare.

Charles Leclerc ai box nei test F1 di Barcellona (Foto Ferrari)
Charles Leclerc ai box nei test F1 di Barcellona (Foto Ferrari)
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