Il car market europeo è in forte crisi. Nel Vecchio Continente non sembrano esserci i presupposti per la transizione green. Molto più probabile che accada un’altra spiacevole trasformazione industriale.
Super filosofie green che ammiccano a un mondo pulito ed ecosostenibile a patto che la mobilità su gomma sia a pile, come chiede a gran voce la Commissione europea. Il mercato dell’auto tra burocrazie e crisi globale sta attraversando una fase, che sembra non finire mai, e in Europa i buoni propositi, di aziende costruttrici impegnate nella transizione ecologica stanno finendo molto male tra licenziamenti, cessioni, e cassaintegrazione degli operai.
Si parla già di fare un passo indietro, e l’idilliaco scenario fatto di alberi, prati verdi, aria pulita e auto che rispettano l’ambiente sembra lontano, una favola e all’orizzonte cupe avvisaglie e nubi nere piene di odio e guerre portano tutt’altro che pace e serenità. Le industrie automobilistiche sul fronte occidentale sono messe all’ angolo da investimenti sbagliati e carenze infrastrutturali inadeguate a favorire una lenta ma inesorabile trasformazione del parco auto. Dicevamo un passo indietro, infatti il mercato dell’usato vola e in tanti preferiscono conservare in garage la vecchia auto termica e rimandare quanto più avanti possibili il momento di un acquisto.
Cosa nasconde il futuro dell’automotive
La normativa incalza tra contraddizioni e preoccupazioni di una crisi globale, ma nel frattempo tra belle parole e allarmi lanciati dai leader dei Gruppi d’auto, si producono secondo la ricerca della società di consulenza PwC Strategy& Italia, veicoli pesanti che inquinano peggio dei vecchi diesel. La società nello studio “Regearing for growth”, ha fatto luce sulla questione: Iveco con Leonardo per la crescita della spesa italiana della Difesa, in linea con gli impegni europei, preoccupa e non poco guardando i dati.

Dopo aver raggiunto i 33,7 miliardi di euro lo scorso anno, si prevede una crescita fino a 51,5 miliardi nel 2027 e oltre 80 miliardi di euro entro il 2035. In termini di incidenza sul Pil, l’Italia passerà da una spesa pari all’1,5% nel 2024 al 2,3% nel 2027, fino al 3,5% nel 2035. Nel Vecchio Continente, il budget complessivo salirà da 326 miliardi nel 2024 a 690 miliardi nel 2035, con un peso sul Pil destinato a quasi raddoppiare all’3,5%. Segnali che dovrebbero far riflettere su dove il mondo sta andando.