Pur di lavorare nel settore in cui si era specializzato, dopo anni di sacrifici nel Gruppo Stellantis, un operaio è stato costretto a trasferirsi nello stabilimento serbo per uno stipendio.
Vi sono storie drammatiche che ci permettono di fare delle riflessioni sull’andamento dell’industria delle quattro ruote odierna. Un tempo lavorare nell’automotive era una garanzia di crescita in un momento storico dove c’era un boom economico. Oggi in Italia le uniche garanzie arrivano da quegli ambiti di lusso che sembrano non conoscere crisi, come ad esempio Ferrari, Lamborghini, Pagani.
Le condizioni dei lavoratori medi che lavorano in realtà come Fiat, Lancia, Alfa Romeo, Maserati non sono stabili, anzi. Tantissimi sono in cassa integrazione e devono prendere delle decisioni estreme pur di lavorare e sfamare le proprie famiglie. Tanti hanno acceso dei mutui in una fase molto diversa in cui era ancora possibile sognare una vita tranquilla. I sacrifici che sono costretti a fare tantissimi lavoratori pur di sopravvivere in questo mercato folle sono inimmaginabili.
Stellantis: la storia di un operaio italiano in Serbia
Si chiama Antonio e, come tanti suoi colleghi, si sveglia alle 5 del mattino per andare in fabbrica. Il cassintegrato del Gruppo Stellantis è uno dei circa 200 italiani che lavorano nello stabilimento della Serbia centrale di Kragujevac, in una città di 180mila persone. La Fiat sta producendo lì la nuova Grande Panda per contenere i costi. Nella factory ci sono principalmente operai serbi, ma anche marocchini, algerini, nepalesi. Una esperienza più simile al militare. Antonio si è spostato a 1.400 chilometri di distanza (12 e le 14 ore di viaggio in auto da Roma) da casa per avere un vero stipendio.

Il lavoratore Stellantis divide l’appartamento con tre persone e mangia a mensa. “Non è vero che il costo della vita è più basso che in Italia, basta pensare che un caffè costa 180 dinari e che un euro equivale a 117 dinari”, ha spiegato Antonio a Il Centro. I serbi che lavorano alla Grande Panda percepiscono tra le 600 e le 800 euro, ma gli italiani hanno stipendi italiani che fanno a colmare il salario minimo della cassa integrazione. Come gli altri italiani ha un viaggio pagato dall’azienda ogni 45 giorni. Viaggi pesanti, ritmi serrati e una vita con pochi sorrisi in un Paese piuttosto ostile, anche dal punto di vista climatico, ma nella vita bisogna avere coraggio.