In Qatar la F1 non ha messo in mostra uno spettacolo degno della categoria regina del Motorsport. La responsabilità è degli organizzatori, della F1 o della Pirelli?
Si potrebbe parlare di concorso di colpa in un circus sempre inondato di critiche. Il weekend in Qatar ha proposto, in modo incomprensibile, un format che avrebbe dovuto far riflettere i vertici della categoria regina del Motorsport. Per fortuna non si sono registrati drammi, dopo la corsa, ma lo spettacolo è risultato indegno.
Il direttore di Pirelli Motorsport, Mario Isola, ha provato a giustificare l’azienda milanese che rappresenta. La responsabilità del cambio in corso d’opera con la inevitabile scelta di un tris obbligatorio di sosta nel GP del Qatar è nato da una serie di circostanze, a dir poco, anomale e sfortunate. Per non parlare dei track limits che hanno fatto arrabbiare tutti. I tecnici della società meneghina sono corsi ai ripari per ovviare ad una situazione paradossale.
L’asfalto del tracciato, rifatto per migliorare le performance, ha creato già i primi patemi. I cordoli e la sabbia hanno fatto il resto, in una cornice di sauna africana. A Losail i piloti sono arrivati stremati al termine della corsa. Nel momento in cui sono avvenute delle micro-fratture che hanno generato delle separazioni nelle spalle delle mescole, la Pirelli è stata costretta ad ammettere il problema.
Motorsport, sfiorato il dramma
Dopo una gara sprint già piuttosto impegnativa, i piloti che hanno preso parte alla corsa hanno sofferto anche a causa di un format che non ha risparmiato nessuno. Per una volta non è stato un GP di gestione, ma proprio per questo motivo i driver hanno spinto al massimo sulle mescole dall’inizio alla fine, in parte usate e in parte nuove, nella tappa qatariota.
Il fornitore unico di mescole della F1 ora deve comprendere l’origine dell’allarme. Si è rischiato un disastro anche sul piano mediatico. Gli ingegneri Pirelli hanno portato avanti delle indagini a campione di alcuni pneumatici, riscontrando nel laboratorio mobile le micro-fratture che potevano dare origine a delle perdite di pressione.
I cordoli piramidali hanno creato delle forti sollecitazioni che avrebbero potuto portare a problemi anche più grossi. Pirelli ha limitato a 18 giri massimo gli stint in gara. Lo spettacolo è risultato scontato e noioso, ma di comune accordo con la FIA, si sono voluti evitare rischi per i piloti. La cosa migliore sarebbe stata dotare tutti i driver di set di gomme nuove, ma non c’era la disponibilità per sostituire a tutti le mescole usate.
Mario Isola, responsabile di Pirelli Motorsport, continuerà le analisi in Italia e, come riportato a Motorsport.com ha annunciato: “Dobbiamo migliorare la comunicazione. Quando vi sono dei cambiamenti a un circuito è necessario che ci sia il coinvolgimento di più parti interessate e non solo della F1. Perché non coinvolgere il mondo della MotoGP, chiamando anche la Federazione Motociclistica e la Michelin, parlando con le persone che hanno progettato la pista. Dobbiamo migliorare la comunicazione per anticipare i problemi“. Stavolta è andata bene, ma il GP di Qatar 2023 sarà ricordato come un esempio negativo, da non ripetere e da cui trarre importanti lezioni per il bene dell’intero Motorsport.