Coulthard si schiera contro Hamilton: il motivo è davvero incredibile

Continua a far chiacchierare il provvedimento della FIA a proposito del comportamento dei piloti. Ecco il parere dell’ex Coulthard.

Dopo le norme stringenti dettate nel 2022 relativamente all’utilizzo di gioielli mentre si è alla guida, piuttosto che alla biancheria intima che deve essere rigorosamente ignifuga, la Federazione Internazionale ha aperto l’anno con una novità. I piloti iscritti al Mondiale di F1 non potranno più esprimere pubblicamente nel contesto dei GP opinioni che hanno a che fare con la politica, i diritti umani e quant’altro. Da molti, tale decisione, è stata letta come un attacco diretto a Lewis Hamilton, fautore di alcune iniziative in campo sociale. Ricordiamo la Mercedes non più d’argento, ma nera, come testimonianza contro il razzismo. Piuttosto che le magliette con la scritta We Race As One, contro ogni forma di discriminazione. O ancora il discusso inginocchiamento.

Lewis Hamilton e David Coulthard (ANSA)
Lewis Hamilton e David Coulthard (ANSA)

Dunque, se da parte di qualcuno è arrivato lo stigma verso l’atteggiamento severo e poco aperto del presidente Mohammed Ben Sulayem, per altri si è trattato di una scelta saggia.

Coulthard a favore della nuova regola

Nella fattispecie David Coulthard, storico compagno di box alla McLaren di Mika Hakkinen e poi a lungo nella debuttante Red Bull, ha dichiarato che il Circus dovrebbe concentrarsi di più sullo sport, che su materie esterne divisive. Tacere, è la strada migliore per lo scozzese quando si tratta di certi argomenti spinosi. Sebbene, a suo avviso, dovrebbe essere sempre data la libertà di parola a chiunque abbia il desiderio di esprimersi.

Per spiegare meglio il proprio concetto di scetticismo circa la possibilità di rilasciare commenti e dichiarazioni su temi extra automobilismo, il 51enne ha preso d’esempio il cinema. In particolare il momento della consegna degli Oscar.

Se tutti sfruttassero l’opportunità per lanciare messaggi politici al momento di ricevere la statuetta sarebbe il caos. Perché chiunque può avere qualcosa da criticare. Quindi, o si menziona ogni questione, oppure è preferibile stare in silenzio e concentrarsi sul lavoro in pista“, la sua riflessione ripresa da express.co.uk. “Da atleta mi sento molto fortunato dell’essere pagato per fare qualcosa che altri farebbero gratis. Dobbiamo ricordare che stiamo parlando di regole sportive, non di altro“.

E’ innegabile che questa vicenda faccia tornare in voga quella dello sport washing. Ovvero la pratica molto usata dai Paesi dove vengono negate le basilari regole della democrazia di mostrarsi aperti ad organizzare eventi per annacquare certi voci. Non a caso il successore di Jean Todt, arriva dagli Emirati Arabi, nazione non propriamente aperta quando si scava al di sotto della superficie.

A questo proposito, dalla Svezia dove ha partecipato alla Race Of Champions, Valtteri Bottas, portacolori dell’Alfa Romeo, ha criticato questo tentativo dei vertici della disciplina di controllare i corridori. “Dovremmo avere il diritto di discutere di ciò che desideriamo“, lo sfogo del finlandese. “Per quanto mi riguarda amo ciò che faccio e amo gareggiare. Tuttavia la politica fa parte della società. E credo che la nostra disciplina sia la piattaforma ideale per richiamare all’attenzione certe problematiche. Infatti alcuni driver di sono fatti sentire. Tra questi Sebastian Vettel (con lui presente alla RdC per la Germania)”.

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