Il Presidente e CEO di F1, Stefano Domenicali, ha detto la sua sulla Scuderia Ferrari. L’ex team principal ha parlato anche di Mattia Binotto.
Si respira un’aria di disfattismo a Maranello. Il passaggio di testimone da Mattia Binotto, al sempre più probabile, Frederic Vasseur ha generato un effetto domino assurdo, quasi come se la Rossa avesse perso il tecnico più vincente della sua storia. Anche i fan più romantici riconosceranno che l’ingegnere di Losanna non ha avuto l’importanza di Wolff in Mercedes o di Horner in Red Bull Racing, ma è stato tra i team principal con meno vittorie della storia della Scuderia.
Sotto la gestione di Binotto è avvenuto di tutto, in senso negativo. Il tecnico svizzero ereditò una squadra collaudata (spacciata negli anni successivi come “giovane”, solo perché propensa agli errori) che aveva lottato nel 2017 e nel 2018 per la conquista del Mondiale. L’addio ad Arrivabene non fu indolore perché, proprio sotto la gestione dell’ingegnere di Losanna, scoppiò una delle grane peggiori della storia del Cavallino. La squadra nel 2019 fu colta con le mani nella marmellata, per usare un eufemismo, con un motore illegale. L’irregolarità fu racchiusa in un accordo segreto (per tanti ma non per il motorista Binotto) con la FIA che generò due anni successivi, a dir poco, infernali.
Le vittorie a Spa e Monza di Charles Leclerc, post summer break nel 2019, e l’ultima di Seb Vettel a Singapore, ebbero delle conseguenze devastanti. Un team innocente non avrebbe mai accettato il destino infame che ha segnato la prima parte di carriera di Leclerc. Nel 2020 e nel 2021 la Rossa non è più salita sul gradino più alto del podio. La SF1000 fu una delle monoposto peggiori della storia della Rossa e la SF21 non strappò applausi. In tutto questo, tra avarie tecniche ed errori strategici, Binotto decise di rinunciare alle prestazioni di Vettel. Una scelta che, sin qui, non ha dato gli esiti sperati. Dopo una prima buona annata a Maranello, Sainz si è ecclissato nel momento in cui ha avuto a disposizione un’auto in grado di fare differenza.
Ferrari, il pensiero di Stefano Domenicali
Carlos, da sempre tra i più costanti nel circus, ha iniziato a commettere errori banali alla guida della F1-75. La wing car modenese si è dimostrata una delle migliori del lotto, ma la gestione di Binotto ha lasciato molto a desiderare. I soliti errori di comunicazione hanno segnato il suo destino. “Il nostro obiettivo è vincere il mondiale al più presto, puntiamo forte sul 2022, figlio di una rivoluzione regolamentare. L’anno prossimo lottare per il titolo è un obbligo. Non riuscirci significherebbe aver sbagliato tutto. Un fallimento”, dichiarò Binotto nell’estate del 2021.
Una frase che gli è tornata contro. Avrebbe fatto meglio a mantenere un profilo basso. Lo stesso vale per il Presidente Elkann che, prima del nuovo corso regolamentare, parlò di apertura di ciclo vincente. Non solo il rampollo della famiglia Agnelli intendeva una lotta per la conquista del titolo mondiale, ma una serie di vittorie. Ad aver aperto un nuovo capitolo vincente è stata la Red Bull Racing, dopo il lungo ciclo Mercedes.
“Visto il ruolo che ricopro non credo sia corretto giudicare le decisioni prese dal Cavallino – ha annunciato Domenicali in una intervista alla Gazzetta dello Sport – ma scelte così possono anche portare dei benefici. Non ho elementi per dire cose diverse. Conosco bene la Ferrari e anche Mattia Binotto, cui faccio un grande in bocca al lupo per il futuro dopo 28 anni trascorsi a Maranello. Ha la qualità per riprendere la sua carriera ad alto livello. Ora la Ferrari deve trovare un nuovo equilibrio con una nuova guida che dovrà rapportarsi alla struttura e ai piloti. La logica della continuità è più efficace nell’immediato, per cui c’è il rischio che serva un po’ di tempo per ripartire”.
Domenicali ha continuato, come molti, a ritenere il cambio di Binotto un nuovo inizio. Si aprirà un nuovo corso, senza dubbio, ma in realtà è cambiato un solo uomo che, nel ruolo specifico di team principal, in 4 anni aveva portato a casa solo pochissimi risultati. Oltre alle tre vittorie del 2019 sopracitate, in questa annata la Rossa ha vinto in Bahrain, dopo due anni e mezzo dall’ultima volta, in Australia, in Austria e in Inghilterra. Troppo poco per un team che avrebbe dovuto contendere il riconoscimento iridato alla Red Bull Racing. Quest’ultima ha collezionato ben 17 vittorie su 22 GP.
“Hamilton e Verstappen sono in cima al mondo da tempo, Charles e Carlos ci possono arrivare, ognuno a suo modo: hanno le carte per riuscirci. Il loro soggiorno a Maranello può durare a lungo. E questo servirebbe a loro e alla Scuderia per crescere ancora. Ma in F1 il compagno di squadra è il tuo primo avversario e dunque la futura convivenza dipende da come verrà gestito il loro rapporto. La squadra con il nuovo team principal dovrà affrontare subito perché è (un tema, ndr) delicato”, ha concluso Domenicali.