A Yas Marina Vettel ha chiuso il suo percorso in F1 tra applausi e commozione, ma qualcosa è andato storto. Ecco cosa è successo al tedesco.
In quel di Abu Dhabi Sebastian Vettel ha fatto calare il sipario sulla sua carriera nel Circus. Quindici stagioni dense, in cui ha vinto quattro titoli iridati e in due occasioni (nel 2017 e nel 2018) è giunto secondo. Numeri ottimi, quelli del tedesco, se si considera altresì che è stato il più giovane a laurearsi campione del mondo, aggiudicandosi un totale di 57 pole position e 53 vittorie di gara.
Dunque, tanti alti, ma anche qualche basso, specialmente nel periodo a Maranello. Parlando di quegli anni, infatti, i suoi occhi si velano sempre di quel senso di rimpianto, di chance mancata, di ciliegina sulla torta che non è arrivata.
Seb lo ha ripetuto spesso non lo ha mai negato. Il non essere stato in grado di portare il Cavallino sul tetto del mondo, lo ha minato nella psiche, tanto da insinuargli il tarlo del ritiro. Ed effettivamente, quella è stata forse l’unica sconfitta o scommessa persa, della sua parentesi nella top class. Un modo brutale, per far ringalluzzire i detrattori che in lui hanno sempre e solo visto il ragazzo che trionfava con i missili di Adrian Newey.
Ragione o no, sta di fatto che l’asso di Heppenheim non è più riuscito a ripetersi. Forse probabilmente, solo perché il suo momento era passato. E il testimone doveva andare a qualcuno della nuova generazione. Ma il dubbio rimane, soprattutto, appunto per quelli che non lo hanno troppo apprezzato.
La decisione di passare all’Aston Martin, ex Racing Point, come sappiamo, si è rivelata azzardata. I risultati non sono arrivati e mai è stato in grado di lottare per il podio.
Vettel e l’obiettivo solo sfiorato
Nell’ultimo GP a disposizione, avrebbe avuto l’opportunità di raggranellare qualche punto in più e assicurare al team la sesta piazza costruttori, ma per “colpa” di Daniel Ricciardo giunto nono, giusto davanti a lui, il target è stato mancano e con esso sono sfumati per 12 milioni di dollari, preziosi per il futuro. “Sarebbe stato grandioso poter terminare nella top 6 tra le marche, ma la strategia adottata in questa corsa non ce l’ha permesso“, ha riconosciuto rammaricato.
Facendo un bilancio delle due annate trascorse con la verdona, il 35enne ha dovuto ammettere di essere rimasto deluso. Le premesse poste dal magnate-patron Lawrence Stroll erano state ben altre e alla fine sono rimaste solo tali.
“E’ stato difficile perché la macchina non è mai stata competitiva come avremmo sperato”, ha detto l’erede di Schumi. “Quest’anno avevamo fatto dei progressi notevoli. Eppure abbiamo fallito. La posizione è la stessa del 2021“.
Sempre attento a non mettere in cattiva luce colleghi o collaboratori, Sebastian si è poi affrettato ad affermare di non voler biasimare nessuno per il magro bottino portato casa. “Non è mia intenzione puntare il dito contro qualcuno o sostenere che è stato fatto un cattivo lavoro. Ma solo essere realistico. Avevamo grandi aspettative e le abbiamo disattese”, ha chiosato. Unica nota positiva il suo piazzamento personale, 12esimo con 37 punti, mentre il figlio del boss Lance ha terminato 15esimo con appena 18.