MotoGP, arriva l’allarme: c’è un dato preoccupante per una parte d’Italia

In MotoGP c’è sempre stata una folta tradizione di piloti romagnoli, ma qualcosa sta cambiando. Ecco dove sta il problema.

L’Italia è tornata sul tetto del mondo della MotoGP, sia in termini di classifica piloti che costruttori. Pecco Bagnaia e la Ducati hanno regalato un sogno al nostro paese, mettendo le mani su quell’alloro che tanto mancava. L’ultimo a farcela era stato Valentino Rossi, nel 2009, mentre la casa di Borgo Panigale aspettava il suo momento dal lontano 2007.

MotoGP (ANSA)
MotoGP scatta l’allarme da parte della Romagna sull’assenza dei piloti nel Motomondiale del futuro (ANSA)

All’epoca fu Casey Stoner a portare in cielo la Rossa, grazie alla sua guida spettacolare che riusciva a domare una Desmosedici ben meno performante rispetto a quella odierna. La Ducati Desmosedici GP22 è un’opera d’arte, costruita dalle mani sapienti di Gigi Dall’Igna e punto di forza principale di una squadra straordinaria.

Dopo l’epopea di Stoner, la casa bolognese aveva vissuto un periodo difficile, con tantissime stagioni di digiuno dal gradino più alto del podio, che prima del trionfo di Andrea Iannone, arrivato nel 2016 in Austria, mancava dalla fine del 2010. Dall’Igna, Davide Tardozzi e Paolo Ciabatti sono stati capaci di costruire una squadra fortissima, che ha messo in ginocchio colossi come la Honda, la Yamaha e la Suzuki.

Bagnaia è stato perfetto nella seconda parte di stagione, guadagnandosi il titolo di campione del mondo della MotoGP rimontando ben 91 punti a Fabio Quartararo. Con 7 vittorie stagionali, Pecco ha meritato pienamenti il suo mondiale, ed ora si gode la festa attendendo l’arrivo di Enea Bastianini per il prossimo anno al suo fianco.

Il rider riminese, grazie alle magnifiche prestazioni messe in mostra con il Gresini Racing, si è guadagnato la sella della Ducati ufficiale, battendo la concorrenza di Jorge Martin per rimpiazzare Jack Miller. L’australiano ha deluso le aspettative, e la casa di Borgo Panigale ha deciso di puntare sulla costruzione di un vero e proprio dream team per cercare di diventare ancor più forte.

Bagnaia e Bastianini rappresentano i talenti italiani più competitivi, anche se non mancano di certo altri nostri connazionali al via della top class. Tuttavia, se si guarda alle categorie inferiori, scopriamo che la situazione nei nostri colori non è così rosea in chiave futura, soprattutto per quanto riguarda la Terra dei Motori.

La gran parte dei campioni italiani del motociclismo viene infatti dall’Emilia-Romagna, fonte di grandissimi talenti, o da zone come quella di Pesaro-Urbino, facendo un chiaro riferimento a Valentino Rossi, ritenuto il più forte di tutti. Ultimamente, qualcosa sta cambiando, e le notizie non sono affatto positive se si pensa a quello che potrebbe accadere tra qualche anno, quando ci sarà un inevitabile ricambio generazionale.

MotoGP, la Romagna non è più il centro del mondo

Gli unici rider romagnoli al via della stagione di MotoGP targata 2023 saranno Enea Bastianini e Marco Bezzecchi, entrambi nativi di Rimini. Pecco Bagnaia è stato recenetemente insignito della cittadinanza onoraria di Pesaro, ma è comunque nato a Torino, una zona ben distante dalla riviera di cui stiamo parlando.

Un interessante articolo è apparso in queste ore sul “Corriere Romagna“, evidenziando proprio questa criticità legata allo scarso numero di piloti della zona che gareggiano nel Motomondiale. Nel 2023 l’allarme si amplierà anche alla Moto2 ed alla Moto3, categorie che non vedranno al via neanche un romagnolo.

Gli italiani stanno andando verso la Supersport, come fatto da Andrea Locatelli, Lorenzo Baldassarri, Nicolò Bulega, Federico Caricasulo e Stefano Manzi. Secondo il noto quotidiano, uno dei motivi alla base di questo fallimento è legato al modo di agire della VR46 Academy, la scuola di talenti diretta da Valentino Rossi.

Andando a scorrere l’articolo, si capisce che la volontà dell’accademia, ora presente in MotoGP con due Ducati, affidate a Bezzecchi e Luca Marini, stia investendo in maniera minore sui giovani, concentrandosi sul crescere in top class. La conferma arriva dal fatto che la “scuola” del “Dottore” non è più presente con neanche un team nelle due categorie cadette, dove trovare piloti italiani sta diventando sempre più raro.

Al giorno d’oggi, ogni pilota italiano che riesce ad arrivare nel Motomondiale è costretto a far vedere sin da subito di essere in grado di poterci stare, altrimenti perde subito il posto. Non ci sono seconde possibilità, sta tornando tutto come era nell’epoca precedente alla VR46 Academy, ed occorre trovare delle soluzioni nel breve periodo.

Alcuni talenti come Elia Bartolini ed Alessandro Saccone si sono persi nelle classi minori, dopo aver perso il sostegno necessario per cercare di farsi strada con più tranquillità. Il futuro sarà molto delicato, visto che ora, in top class, l’Italia sta dominando, ma in un domani tutto potrebbe cambiare rapidamente.

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