Sergio Perez ora si gioca tutto? Il sedile scricchiola: ecco perché

Ha perso il titolo di vicecampione all’ultimo respiro, ma l’annata comunque positiva di Sergio Perez nasconde una verità ben più pesante.

Con nove podi e due vittorie, oltre al titolo di vicecampione del mondo sfiorato, il 2022 di Sergio Perez può dirsi comunque più che soddisfacente. La miglior annata da quando è in Formula 1 in termini di risultati e di capacità di rimanere sempre sul pezzo per il messicano, che dopo l’esperienza in Racing Point sembrava essere arrivato a un punto morto della sua carriera, ricevendo però l’inaspettato aiuto della Red Bull, che ha capito le sue qualità e ha puntato su di lui. Certo è che i numeri di quest’anno non dicono proprio tutto di quello che è capitato al pilota della scuderia anglo-austriaca, che dal punto di vista ambientale ha trascorso una stagione piuttosto movimentata. E non solamente per colpa sua.

Sergio Perez (ANSA)
Sergio Perez in conferenza (ANSA)

A ben vedere, il 2022 di Perez è più quello di un povero Calimero che di un vero e proprio pilota, artefice del proprio destino. Il messicano infatti è sembrato essere messo da parte e recuperato a suo piacimento dalla Red Bull, che quando c’è stato da sacrificarlo lo ha fatto, nonostante le pubbliche remore da parte del suo pilota, per poi riprenderlo e tenerlo più in considerazione quando era ormai evidente che il Mondiale piloti era nelle proprie mani e l’obiettivo era, oltre al costruttori, quello di chiudere magari con una doppietta anche il primo.

Ma ribadiamo il concetto, “è sembrato”, il che infatti non vuol dire che i fatti siano andati realmente così. Anche se più di un episodio fa propendere per questa seconda ipotesi. Almeno a parole, Perez e il team sono sempre stati irreprensibili, facendo capire che il primo pilota era Verstappen e che la crescita di Checo c’è stata da metà anno in poi soprattutto per un lavoro fatto dal box e dal messicano stesso per rendere l’auto più adatta al suo stile.

Perez, un 2022 in altalena. Ma basterà per la riconferma?

Dall’Australia in poi, Checo è stato molto costante, con una serie di podi importanti, culminata con la vittoria di Montecarlo. La realtà però mostra come il messicano fosse decisamente inferiore al compagno di box, soprattutto sul ritmo gara. Un trend che è decisamente cambiato in estate, quando si è di colpo riavvicinato nelle prestazioni a Verstappen, tuttavia senza metterlo mai in difficoltà ma anzi contribuendo al Mondiale Costruttori e al suo sogno di chiudere l’annata proprio dietro a SuperMax.

Quando ha avuto le sue chance, Perez è quasi sempre riuscito a sfruttarle, ma soprattutto nei primi mesi è stato spesso messo in secondo piano per il bene del suo “vicino”. Basti pensare a Barcellona, quando era in testa dopo il ritiro di Leclerc ma ha dovuto fare spazio a Verstappen nel finale proprio quando sembrava aver meritato la vittoria. Un colpo soprattutto per la sua classifica, visto che in quel momento era ancora chiaramente in corsa anche lui per il Mondiale.

A Montecarlo però qualcosa si è inceppato, con quell’incidente in qualifica che è tornato clamorosamente di moda a Interlagos dopo il mancato aiuto di Max al compagno di scuderia. Come se quella manovra tra le strade del Principato fosse stata premeditata dal messicano, che aveva voluto lanciare un avvertimento alla Red Bull. In quell’occasione infatti arrivò la vittoria di Checo, ma già a Baku è tornato a “servire” la causa del team, chiudendo un importante 1-2 ai danni della Ferrari. Nel momento conclusivo del campionato, il pilota Red Bull è tornato finalmente ad alti livelli ma è stato troppo tardi per il secondo posto iridato. E per questo deve comunque ringraziare la condotta poco elegante di Max e delle scelte del team per tutta la stagione.

Insomma Perez ha dovuto quasi sempre chinare il capo e accettare la “logica superiore”, per poi sfruttare le poche chance realmente avute. Il suo dovere di gregario, anche se molto a malincuore, lo ha portato a termine. Certo è che la tensione apertasi a Interlagos e solo in parte mitigata dai ritrovati sorrisi di Abu Dhabi difficilmente si sanerà in un colpo solo. E per questo il 2023 di Checo sarà fondamentale per il suo futuro.

Serviranno prestazioni più costanti per tutto l’anno ma soprattutto nessuna plateale uscita dai binari per ottenere la riconferma in Red Bull. Ma se tutto rimarrà così, il rischio che si cambi, anche in corsa, è evidente. E la scelta ormai quasi certa di Daniel Ricciardo come terzo pilota sembra essere proprio un segnale chiaro di Red Bull al suo pilota: o farà il suo dovere, senza isterismi o dichiarazioni forti, o la riconferma sarà pura utopia.

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