Wolff difende a sorpresa Perez: l’invito alla FIA è chiaro

La Federazione Internazionale si è detta disponibile ad aprire un “caso Perez”. Ma incredibilmente il boss Mercedes Wolff si è opposto.

Il casus belli ci riporta alle fasi finali del GP del Brasile, penultimo round del Mondiale 2022 di F1, quando un deciso Max Verstappen, “per ragioni personali”, si era rifiutato di cedere la sesta posizione al compagno di squadra Sergio Perez, in lotta con Leclerc per la piazza d’onore nella classifica generale.  Un atteggiamento, il suo, contrario allo spirito di squadra, che da subito ha fatto sorgere parecchie domande e perplessità.

Toto Wolff (LaPresse Foto)
Toto Wolff (LaPresse Foto)

Cosa poteva mai essere successo tra i due piloti da portare ad un diniego tanto netto? Non essendoci alcuna replica da parte degli interessati, il paddock ha cominciato a tirare ad indovinare. E così, si è fatta largo in maniera sempre più insistente, l’idea che la causa delle tensioni interne fosse la qualifica di Montecarlo dello scorso maggio. Nel Q3 il messicano era stato vittima di un incidente che per l’olandese sarebbe stato finto. Un po’ come si dice che fece nel 2004 Michael Schumacher, si sarebbe, a suo avviso, buttato contro le barriere per non permettergli di segnare il miglior crono.

Dal canto suo Checo, non appena arrivato ad Abu Dhabi si è giustificato, prendendo le distanze da simili maldicenze. “Nel Principato stavo cercando di fare il tempo. Si può rivedere l’intero giro e notare che ho quasi sbattuto alla curva 1. Stavo solo dando il massimo. E a volte si possono commettere degli errori“, il suo sfogo.

A dispetto di questa strenua difesa, anche il solo seme del dubbio, ha allertato la FIA che, nel contesto dell’ultimo appuntamento stagionale, si è detta disponibile ad aprire un’indagine per approfondire l’eventuale forzatura del botto monegasco.

Wolff e la F1 uniti a favore di Perez

Ebbene, alla buona volontà federale, si è opposto il muro di gomma delle scuderie che, giustamente, anche a causa del tanto tempo trascorso, hanno invitato l’ente governativo ad andare oltre.

Il boss Ferrari Mattia Binotto è stato abbastanza chiaro sotto questo punto di vista. “Quanto avvenuto in quel frangente è difficile da giudicare dall’esterno. La Federazione ha a disposizione i dati, e siamo certi che allora furono fatti i dovuti controlli. Credo sia il caso di superare la questione“.

Dello stesso avviso il CEO della McLaren Zak Brown, convinto che piuttosto che andare a rinvangare il passato, occorre magari trovare nuove soluzioni per il futuro. E magari quando si investiga, farlo in maniera più approfondita.

A tal proposito il pragmatico manager americano ha subito proposto una via. quella dell’imitazione della IndyCar. Nella serie a stelle e strisce dedicata alle monoposto, chiunque causi una bandiera gialla o rossa viene privato del suo miglior riscontro. Di conseguenza per riavere quel piazzamento, deve fare un altro tentativo che, per qualsiasi ragione può non riuscire.

Sulla scia di questo consiglio, ci viene in mente, sempre Montecarlo 2021. Allora fu Charles Leclerc a fare la pole grazie anche al crash che impedì alla concorrenza di superarlo. Poi in gara non fu neppure in grado di prendere il via per un guasto all’auto. Ma questa è un’altra storia.

Infine, ancor più scettico e pungente si è mostrato il responsabile del muretto Mercedes Toto Wolff, secondo cui anche solo l’ipotesi di un botto volontario è poco credibile.

Lo conosco da tanto e mi pare strano che possa essere uscito apposta, sapendo tra l’altro che così avrebbe potuto compromettere il cambio. Se vuoi fare qualcosa del genere, fermi la macchina in un altro modo. Penso che nelle ultime settimane ci siano già state abbastanza problematiche sul fronte pubbliche relazioni. Non ne vogliamo altre!“, ha asserito scocciato l’austriaco, un habitué delle polemiche, specialmente da un anno a questa parte.

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