F1, Wolff mastica amaro: c’è una cosa che non gli va proprio giù

Il boss Mercedes Wolff non ha preso bene il risultato sfuggito di mano ai suoi piloti nel sabato Messico. Pesante il suo sfogo.

Sembrava essere la volta buona per replicare l’Ungheria. Ed invece la Mercedes ha chiuso il sabato sera con il sorriso a metà. Beh. Certo se si riavvolge in nastro allo scorso marzo, quando la W13 pareva un progetto sbagliato con poche speranze, trovarsi a fine stagione a lottare per la partenza al palo, è tanta roba, per dirla alla moderna. Ma evidentemente nel cuore e nella mente del team principal Toto Wolff c’era ben altro.

Il boss Mercedes Toto Wolff (LaPresse Foto)
Il boss Mercedes Toto Wolff (LaPresse Foto)

Essenzialmente il desiderio e la convinzione di vedere uno dei suoi corridori beffare tutti gli altri. In uno slancio d’orgoglio, più che di forza. Ed invece la volontà non è bastata contro lo strapotere della Red Bull. Zitto zitto Max Verstappen ha piazzato il colpaccio firmando un 1’17″775 per tre decimi più rapido del riscontro a firma di George Russell. Terzo invece è giunto Lewis Hamilton.

Il #44 si è trovato con il tempo decisivo cancellato per essere andato fuori pista, il #63, invece, ha accusato del sovrasterzo e ha commesso un errore, regalando il risultato all’olandese.

Wolff scuote la squadra: frustrazione in Messico

Sempre pronto ad alzare l’asticella il boss ha fatto finta di non vedere che quella a cui aveva appena assistito, era stata la miglior qualifica della Stella da inizio campionato. Rimarcando invece che non è era operato un lavoro buono a sufficienza da approfittarne.

Eravamo alla pari con l’iridato in carica fino alla curva 12. Ma non siamo stati abbastanza bravi“, ha dichiarato severo a Sky Sports F1. “Dopo l’FP3 avevamo una macchina al top. Poi però le condizioni del tracciato sono cambiate. In ogni caso non è una brutta posizione da cui scattare“, ha in seguito cercato di correggere il tiro per no mortificare i piloti, sostenendo che comunque non sarebbe stato facile sorprendere il figlio d’arte.

Grazie all’ultimo aggiornamento portato ad Austin la monoposto prodotta tra Brackley e Brixworth, ha dato segni di risveglio. Un’ottima notizia per i tedeschi in ottica Mondiale venturo, quando l’auspicio è di tornare a battagliare per il titolo.

Tornando alla performance incoraggiante in quel di Città del Messico, il dirigente di Vienna ha evidenziato come le caratteristiche ad alto carico aerodinamico nel tracciato abbiano fatto emergere la bontà delle recenti evoluzioni. “Pian piano stiamo recuperando“, ha rilanciato speranzoso e agguerrito. “La RB18 resta più rapida, motivo per cui anche se avessimo segnato il miglior riscontro, Verstappen ci avrebbe mangiato sul rettilineo“.

Superate, forse, le tensioni per la vicenda budget cap, a Stoccarda hanno ripreso a focalizzarsi sul loro target. Quello di riprendere il passo del recente passato, quando la loro supremazia aveva reso la F1 scontata. Pur avendo spesso ripetuto che duella è meglio che vincere a mani bassi, certe affermazioni, del capo delle Frecce d’Argento ci fanno intendere una certa nostalgia per quel periodo. In cui il duello era ridotto alle sue due macchine. E al massimo doveva preoccuparsi di evitare zuffe interne.

Rabbia anche per un’altra vicenda scottante

A rendere piuttosto inquieto l’animo del 50enne durante il fine settimana del Circus nell’America Centrale pure la questione relativa al tetto di spesa. Come noto, in avvio di weekend la FIA ha reso nota la sentenza circa l’infrazione operata dalla Red Bull nel 2021. L’equipe acquistata dal compianto Dietrich Mateschitz nel lontano 2005, avrebbe furbeggiato, utilizzando più risorse del dovuto per aggiornare la RB16B.

Ad attestare la non conformità era stato un report prodotto dalla Federazione Internazionale e divulgato in data 10 ottobre. Esattamente cinque giorno dopo del previsto. Nel documento si confermava che tre team avevano infranto le regole. Aston Martin e Williams dal punto di vista procedurale. E appunto la squadra austriaca per utilizzo di un entra budget.

Tutte informazioni sommarie, che sono state più o meno chiarite in sede messicana. Il collegio federale ha infatti informato che l’entità dello sforamento da parte degli energetici è stata di 1,8 milioni di sterline. E che la situazione sarebbe stata orginata da un errore.

Sembra una barzelletta, ma è verità. Per l’ente regolatore, Milton Keynes non avrebbe inserito nella lista i costi riguardanti il catering. In ogni caso, benefit tecnico sì o no, essendoci stata una violazione della normativa, al team è stata inflitta una multa di 7 milioni di dollari, più il taglio del 10% del tempo a disposizione in galleria del vento.

Una carezza per alcuni. Un provvedimento draconiano per il boss Christian Horner il quale, senza mezze misure, ha chiesto agli omologhi delle altre scuderie di fare pubbliche scuse per aver accusato il suo gruppo di truffa sportiva. Ma la querelle non è finita qua.

Da subito il marito di Ginger Spice si è difeso, gettando il radar nel campo della Mercedes. Era stato infatti il buon Toto in quel di Singapore, a presentarsi davanti ai media e avvisare tutti che la ex Jaguar aveva imbrogliato.

La domanda di allora fu, ovviamente, come poteva sapere il viennese un simile particolare, se ancora era ben lontano dall’essere divulgato?

Questo interrogativo è tornato a farsi vivo all’Hermanos Rodriguez, con l’accusato a rilanciare che un contenuto tanto diffamatorio non può e non dovrebbe passare in sordina. ma purtroppo per lui, così andrà. E nessuno chiarirà la provenienza della soffiata.

Lo stesso consulente Helmut Marko ha ipotizzato che la voce sarebbe stata diffusa da Shaila-Ann Rao, di recente promossa a segretaria generale ad interim della Federazione, ed ex confidente dello stesso Wolff.

Un’idea che non solo è stata bocciata dall’interessato, ma è stata addirittura ribaltata. In pratica a suo avviso, la talpa sarebbe interna. Dunque, membri stessi del brand di bevande avrebbero raccontato in giro di aver aperto in libertà i cordoni della borsa.

L’indiscrezione non è arrivata dagli ufficiali federali. Certe insinuazioni fanno parte dello spettacolo. Sono solamente un loro tentativo di spostare altrove l’attenzione“, il commento piccato. “Quando non si rispetta un regolamento, non si rispetta un regolamento. Non importa da chi sia partita la denuncia. E poi c’è un board di dieci direttori finanziari che si consultano tutto l’anno e sanno bene chi ha fatto cosa. Solo loro possono aver messo in giro quella chiacchiera“, ha concluso Wolff, determinato ad andare avanti con il ping pong di insulti ad indirizzo della compagine che il Mondiale passato ha spezzato il sogno di Hamilton di ottenere il record degli otto sigilli iridati.

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