F1, nuovo terremoto in vista? L’accusa nei suoi confronti è pesantissima

Nel bel mezzo dello scandalo budget cap, la F1 finisce nel radar di un’organizzazione no-profit. L’accusa nei suoi confronti è grave.

A poche ore dall’avvio del weekend del Messico, terzultimo appuntamento della stagione del Circus, a scuotere il paddock è una notizia che nulla ha a che vedere con lo scontro in pista. Non riguarda nemmeno la violazione del tetto di spesa da parte della Red Bull che sta monopolizzando le cronache della serie, ormai da qualche settimana. Bensì il mancato rispetto delle linee guida dell’OCSE, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico per quanto concerne il rinnovo del contratto con il Bahrain.

F1 (ANSA)
F1 (ANSA)

L’accusa arriva direttamente dal paese arabo e in particolare dal BIRD, l’Istituto per i Diritti e la Democrazia, associazione non-profit che lavora nel campo della difesa dei diritti umani e della promozione della democrazia.

Assieme a due persone sopravvissute a vessazioni e torture hanno presentato regolare denuncia presso lo UK National Contact Point (UK NCP), che ha sede nel Dipartimento per il Commercio Internazionale del Regno Unito.

Come detto il nocciolo della questione è  l’estensione dell’accordo con la pista di Sakhir. Un prolungamento decennale come mai è capitato nella storia della disciplina.

F1 denunciata: ecco il perché

Nello specifico alla top class sarebbero imputate principalmente due colpe. Di non essersi confrontata con le organizzazioni che si occupano di diritti umani e con i legislatori dell’Europa. Piuttosto che con le vittime dei fine settimana dedicati alla disciplina. E con chi ha subito rappresaglie mentre difendeva i più elementari diritti della popolazione.

E in secondo luogo di non aver sostenuto coloro che hanno subito abusi per aver protestato contro l’arrivo sul territorio nella carovana. Tra queste Najah Yusuf, torturata e condotta in prigione, assieme al figlio, per aver criticato i GP.

Ignorare questi eventi, significa violare la politica della F1 in materia di diritti umani, con il rischio di essere complici dei partner che usano la violenza”, si legge sulla nota.

Da quanto si apprende, l’associazione avrebbe più volte tentato di mettersi in comunicazione con i vertici della massima categoria a ruote scoperte. Ma non avrebbe mai ricevuto risposta.

Un po’ sulla scia di quanto avvenuto per l’Arabia Saudita, anche il Bahrain starebbe suscitando perplessità circa le sue politiche da regime. E’ interessante che la polemica sia scoppiata a pochi giorni dal via del Mondiale di calcio in Qatar. Dove migliaia di persone sarebbero decedute per costruire in tempo gli impianti necessari per la manifestazione.

A Stefano Domenicali e soci si criticano, quindi, le orecchie da mercante, perché come sempre, lo show deve andare avanti. Sempre a questo proposito, il documento, che resta comunque sul vago sul come e il perché, evidenzia come dal 2011 in avanti, si siano verificate “sparizioni forzate, uccisioni extragiudiziali e torture“.

Il Grande Circo avrebbe portato con sé più aspetti negativi, che benefici al Paese essendo stato “responsabile di un considerevole aumento delle violazioni dei diritti tramite le azioni del governo. Il quale avrebbe agito per prevenire e reprimere le proteste nel periodo di svolgimento del weekend di gara“.

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