Quanti cavalli ha una macchina di F1? Resterete a bocca aperta

Le monoposto di F1 raggiungono delle potenze strepitose, ed oggi scopriremo qualcosa in più sulle power unit. Eccone tutti i segreti.

Il mondiale di F1 targato 2022 è entrato nella pausa estiva, e possiamo dedicarci al racconto di qualche curiosità che è legata all’ambiente della massima formula. Nella giornata odierna parleremo, in particolar modo, delle power unit, e della potenza che esse riescono a sprigionare.

F1 (ANSA)
F1 (ANSA)

Il loro debutto avvenne nell’ormai lontano 2014, vale a dire otto anni fa. Prima della motorizzazioni turbo-ibride, si gareggiò con i V8 aspirati dal 2006 al 2013, mentre, dagli anni Novanta al 2005, il Circus puntava sui meravigliosi V10, quelli delle velocità di punta record a Monza e del sound stradivarico.

Prima ancora c’era spazio, ovviamente, anche per i V12, e come dimenticare il meraviglioso rumore della Ferrari del 1995, che colpì anche Michael Schumacher nel corso del suo primo giorno a Maranello, quando ebbe la possibilità di provarlo a Fiorano? Si trattava, ovviamente, di altri tempi, che purtroppo non torneranno mai più.

Tornando alle power unit di F1, dicevamo che esse fecero il loro esordio nel 2014, vero e proprio annozero per quessto sport. Si trattava, infatti, di una rivoluzione epocale, pari soltanto a quella che abbiamo vissuto quest’anno, con il ritorno delle monoposto ad effetto suolo che hanno delle forme diametralmente opposte a quelle che vedevamo in pista sino allo scorso anno.

Nel 2014, le nuove power unit vennero molto criticate, per via di un sound a dir poco agghiacciante se confrontato con i motori aspirati. Le unità propulsive di inizio era ibrida avevano un rumore molto meno accentuato di quelle odierne, che grazie allo sviluppo sono tornate su livelli quasi accettabili, anche se nulla hanno a che vedere con il passato.

L’avvento del turbo-ibrido è corrisposto con uno dei periodi più brutti e noiosi di questo sport, visto che la nascita del dominio Mercedes non ha dato scampo ai rivali. Nel 2014, Lewis Hamilton e Nico Rosberg si giocarono il mondiale in tutta tranquillità, con gli altri motoristi come la Ferrari e la Renault che furono costretti a guardare da lontanissimo.

Nel 2015, nulla cambiò, ma si registrò nel Circus il rientro della Honda, che dopo l’abbandono da costruttore di fine 2008 decise di riunirsi alla McLaren, riformando quella partnership che con Ayrton Senna ed Alain Prost aveva dominato la scena tra gli anni Ottanta e gli anni Novanta.

Tuttavia, a causa di regolamenti molto stringenti per quello che riguardava lo sviluppo delle power unit ed i test in pista, l’accoppiata McLaren-Honda fu un vero e proprio disastro, come si ricorda dai team radio furibondi di Fernando Alonso. Dopo tre anni, le strade del team di Woking e della casa di Sakura si separarono, mentre la Mercedes continuava a passeggiare conquistando mondiali a raffica.

Stanti le difficoltà della Honda, nel frattempo legatasi alla Toro Rosso, e quelle della Renault che forniva la Red Bull, a crescere drasticamente sotto il profilo motoristico fu la Ferrari, che nel 2018 raggiunge la Mercedes, per poi superarla nel 2019. Purtroppo per il Cavallino, la potenza della power unit venne messa sotto accusa, per poi essere castrata nel 2020 a seguito dell’accordo segreto con la FIA, che diede origine ad una delle stagioni peggiori della storia del Cavallino.

La Honda, che nel 2019 sposò il progetto Red Bull, è poi cresciuta a dismisura, sia come potenza che come affidabilità. Il capolavoro dei giapponesi si è completato lo scorso anno, con la vittoria del mondiale piloti da parte di Max Verstappen. Quello del 2021 è solo l’inizio di un ciclo, visto che il team di Milton Keynes e l’olandese stanno dominando anche questa stagione, nell’attesa che nel 2026 arrivi la Porsche in sostituzione del marchio nipponico.

F1, ecco quanti cavalli hanno le power unit

Le F1 odierne sprigionano delle potenze mostruose, le più alte della storia, ed oltre a questo hanno anche altri vantaggi. Sino ai tempi del dominio Ferrari con Michael Schumacher, le squadre avevano la possibilità di sostituire il motore in ogni momento, anche tra qualifica e gara, arrivandone ad usare anche una trentina ogni stagione.

Le power unit odierne invece, sono in grado di coprire anche sei-sette Gran Premi, nel tentativo di rispettare il limite di sole tre unità propulsive in una stagione. Quasi tutti i team sono costretti ad usarne almeno una in più, ma poco cambia, visto che l’affidabilità raggiunta è ormai di livelli eccezionali.

Queste unità propulsive sono anche molto efficienti, e consentono di terminare la gara solo con un centinaio di chili di benzina a bordo. Le power unit delle F1 attuali sono costituite da un gruppo di elementi, ovvero l’MGU-K, l’MGU-H (che sparirà dal 2026 con i nuovi regolamenti), il turbocompressore, le batterie, la centralina, ed il cosiddetto ICE, vale a dire il motore a combustione interna.

La loro potenza complessiva si aggira attorno ai mille cavalli, ed in alcuni casi è anche superiore. Ad esempio, per quello che riguarda la Ferrari di questa stagione, si parla di circa 1035 cavalli totali, che si raggiungono sommando la parte termica a quella elettrica. Numeri impressionanti che rendono bene l’idea del progresso tecnologico che c’è stato in tutti questi anni e che ci sarà in futuro.

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