La Ferrari è finita nel mirino dei critici per non aver stabilito una gerarchia interna. Ecco il pensiero del direttore sportivo Mekies.
Doveva fare il botto. Vincere con Leclerc e garantirsi delle doppiette grazie al costante Sainz. Ed invece il 2022 della Ferrari finora, si è rivelato dolce-amaro. Quattro i successi complessivi, tre a firma di Charles e uno di Carlos. Poi tanti passi falsi. Da parte dei due piloti, ma anche del muretto e dei meccanici in fase di pit stop.
Un mix di elementi che ha portato l’ottima F1-75 a dover seguire ad una distanza di addirittura 97 punti la valida RB18 che, in realtà, era partita con qualche deficit rispetto alla rivale italiana.
Non fosse abbastanza, nei momenti più complessi la Rossa è finita sotto i dardi dei detrattori. Uno dei motivi è la decisione di non definire in maniera plateale il monegasco quale driver di riferimento, malgrado questi sia quello messo meglio in classifica della coppia di Maranello. Secondo i vertici del team è toppo presto per decretare un numero uno e due mancando ancora nove GP alla fine del campionato.
Mekies difende la Ferrari: perché non ci sono favoritismi
Discutendo del tema a Motorsport.com il direttore sportivo del Cavallino Laurent Mekies ha evidenziato come si tratti di una questione più dibattuta all’esterno che internamente.
“Il nostro obiettivo è ottenere il massimo per la squadra“, ha ripetuto il mantra storico dell’equipe modenese. “Poi, naturalmente, ci sarà un frangente in cui dovremo concentrarci di più su un corridore rispetto all’altro se la posizione in campionato lo richiede“.
A stabilire l’eventuale gerarchia non sarà comunque la matematica, ha tenuto a precisare il manager francese, il quale ha poi replicato alle perplessità espresse a proposito delle strategie adottate in diversi appuntamenti della prima parte di Mondiale. Giusto per fare qualche esempio, ricordiamo Silverstone, quando al #16 non è stata data la possibilità di passare alle gomme nuove perdendo così ogni chance di risultato, o ancora Budapest dove le coperture dure gli hanno rovinato il gran premio o il Paul Ricard, che ha messo nei guai il #55 per una sosta extra.
Insomma tanti inciampi che per l’ex delegato FIA sono esagerati delle immagini tv. In particolare l’episodio francese, cristallizzato da una comunicazione radio mandata in onda, a suo avviso con un leggero ritardo.
“In questa maniera è chiaro che lo spettatore non poteva capire bene”, ha asserito, ribadendo la bontà della decisione di chiamare Carlitos al box.
“Tornando indietro tutti farebbero come abbiamo fatto noi“, ha dichiarato convinto. “Ciò dimostra quanto sia difficile al giorno d’oggi, in uno sport così complicato capire le ragioni dietro una strategia o un’altra“.
“Tuttavia effettivamente quest’anno abbiamo perso parecchi punti“, ha quindi fatto il mea culpa. “Abbiamo accusato dei problemi di affidabilità e ci sono degli elementi che dobbiamo migliorare. Ed è proprio su questi aspetti che stiamo lavorando molto duramente”.
L’ansia da prestazione non è invece fonte di ansia o preoccupazione per i rossi. “La pressione è sempre massima perché è un mondo competitivo, ed è così che ci piace. Per noi è qualcosa di positivo, che ci spinge a continui progressi, ha concluso il dirigente.