F1, la Red Bull era più forte della Ferrari in Ungheria? L’analisi parla chiaro

La F1 è in vacanza per la pausa estiva, con la Red Bull e Max Verstappen che hanno vinto anche in Ungheria. La RB18 è stata al top a Budapest.

Alla fine del mondiale di F1 targato 2022 sono rimaste, ormai, solo nove tappe, con Max Verstappen che ne ha praticamente tre di vantaggio su Charles Leclerc. Il campione del mondo viaggia spedito verso il bis iridato, con 80 punti di margine sul rivale, mentre la Red Bull può gestire 97 lunghezze sulla Ferrari.

F1 Red Bull RB18 (ANSA)
F1 Red Bull RB18 (ANSA)

Guardando solo la classifica, verrebbe da pensare che la RB18 è un’astronave inavvicinabile, simile alla Mercedes degli anni passati che ammazzava il campionato dopo un paio di gare. In realtà, a ben guardare, lo scenario è del tutto diverso, ma l’esito della stagione è già scritto da diverse prove, con l’Ungheria che ha dato la mazzata finale alle residue speranze dei tifosi della Ferrari.

Il bilancio, dopo le prime tredici tappe, è clamoroso: la Rossa ha conquistato otto pole position, lasciandone quattro alla Red Bull ed una alla Mercedes. Tuttavia, il team di Milton Keynes ha portato a casa nove vittorie, mentre il Cavallino è ferma a quattro e le frecce d’argento sono ancora a caccia della prima affermazione stagionale.

Lo strapotere in qualifica della Ferrari è stato evidente sin dalle prime tappe, ma i punti, si sa, si fanno alla domenica, ed è proprio nella giornata più importante che Verstappen e la Red Bull sono sempre stati perfetti. Basta pensare che il campione del mondo della F1, in una condizione di gara pulita, è finito dietro a Leclerc soltanto in Austria, visto che a Silverstone gli ha chiuso dietro solo per i danni al fondo rimediati dalla sua RB18.

Ovviamente, le colpe non sono attribuibili al monegasco, se non solo nel caso dell’incidente del Paul Ricard, visto che ad Imola Verstappen era già abbondantemente davanti. La Ferrari non è riuscita a sfruttare una wing car davvero eccezionale, che ha raggiunto livelli di competitività che al Cavallino mancavano dal biennio 2007-2008, gli anni degli ultimi titoli mondiali.

Ad inizio stagione, tutto stava andando a gonfie vele, con Leclerc che dopo Melbourne aveva 46 punti di vantaggio su Super Max, costretto per ben due volte al ritiro da problemi alla pompa del carburante sulla sua Red Bull. Ciò significa che nelle dieci gare successive all’Australia, disputate nell’arco di tre mesi, il pilota della Ferrari ha fatto 126 punti in meno del rivale, salendo sul podio solo a Miami ed in Austria.

La rabbia dei tifosi è giustificata pensando al fatto che Charles è sempre stato velocissimo, e che ha perso almeno cinque vittorie non per sue colpe. In due occasioni (Barcellona e Baku) ci ha pensato l’esplosione della power unit a fermarlo mentre era nettamente in testa, mentre a Monte-Carlo, Silverstone e Budapest la colpa è stata tutta della sua squadra.

Incredibile il fatto che Mattia Binotto continui a difendere la sua squadra a spada tratta, ed in Ungheria se l’è presa con il fatto che la monoposto non fosse competitiva come ci si poteva aspettare. Ma è stato davvero così? Abbiamo analizzato alcune fasi di gara, traendo qualche conclusione.

F1, ecco il confronto tra Red Bull e Ferrari in Ungheria

Mattia Binotto, al termine della consueta disfatta della Ferrari in Ungheria, ha affermato che la monoposto non avrebbe performato come ci si poteva aspettare, rendendo più facile la rimonta della Red Bull di Max Verstappen e difendendo le strategie, che nella F1 sono sempre state una chiave di volta.

Il team principal del Cavallino ha analizzato il fatto che Carlos Sainz, che ha chiuso al quarto posto, ha attuato la stessa strategia di Lewis Hamilton, ma nonostante questo ha concluso la gara alle spalle del britannico, dopo che entrambi erano partiti con la gomma Media per poi puntare sulla Soft nello stint finale.

Tutto ciò è effettivamente vero, come è inconfutabile il fatto che Verstappen, con basse temperature, fosse molto competitivo, come si era visto al sabato prima del problema che lo ha colpito in Q3. Tuttavia, sfugge il motivo per cui Binotto abbia analizzato il passo della Ferrari rifacendosi alle vettura più lenta, ovvero quella di Sainz, senza prendere in considerazione quello che era il ritmo di Charles Leclerc.

Dopo una qualifica complicata, il monegasco ha messo in mostra un passo nettamente superiore in gara rispetto al compagno di squadra, come sempre accaduto in questa stagione di F1. Dopo la prima sosta di Carlitos, Leclerc si è preso la posizione con un overcut, ovvero allungando lo stint e facendo la differenza a gomme usate, cosa che da quando è arrivata la Pirelli si è vista pochissime volte.

Una volta montata la Media fresca, Leclerc ha ripreso e superato senza troppi problemi la Mercedes di George Russell, costruendo un gap di quasi sei secondi in una manciata di giri, facendo vedere che il passo c’era eccome. Vero è che mancava il confronto con Verstappen, che partendo dalle retrovie ha potuto avere un duello con Charles solo quando quest’ultimo aveva montato la gomma Dura, ritrovandosi impossibilitato a difendersi.

La prestazione della Ferrari, con le basse temperature, è stata molto meno dominante rispetto a quanto si era visto con il caldo del venerdì, ma la monoposto di Leclerc andava ed anche bene. Dunque, decadono le frasi di Binotto, che ha cercato giustificazioni senza alcun dato su cui basarsi.

Impostazioni privacy