Giovinazzi, badilata alla F1: ecco perché è stato fatto fuori

In una intervista a Corriere.it, Giovinazzi spiega cosa c’è dietro al suo addio alla F1 ma non dice assolutamente addio al Circus.

Antonio Giovinazzi (LaPresse)
Antonio Giovinazzi (LaPresse)

Nel 2022 al via in F1 non ci sarà un pilota italiano. Antonio Giovinazzi infatti ha dovuto dire addio al Circus e passare in Formula E, con la speranza un giorno di tornare.

Giovinazzi, un addio a testa alta

Di sicuro non è stato un 2021 tranquillo per il pilota italiano, che già da inizio stagione ha sentito tanta pressione sulle sue spalle ma anche tanta sfiducia da parte dei vertici dell’Alfa Romeo. In pratica, nonostante le buone prestazioni poi messe a segno, soprattutto in qualifica, il destino di Giovinazzi è parso fin da subito segnato.

Tanto che poi a fine stagione è arrivato l’annuncio che a sostituirlo sarà il cinese Guanyu Zhou, che poterà in dote tanti sponsor del suo Paese. Intervistato dal Corriere.it, il pilota di Martina Franca non ha nascosto la sua delusione: “Sono stati mesi difficilissimi. C’erano voci sempre più insistenti su di me ma ho sempre cercato di tenerle lontane, anche se non era facile. Per questo, sono contento di come ho reagito, esco dalla F1 a testa alta“.

E ha rincarato la dose: “È vero, ora ci sono piloti che decidono le politiche finanziarie di intere squadre. Ma non sono l’unico ad aver perso il posto per questo. Non è un addio ma un arrivederci. Nel frattempo continuerò a correre, in Formula E con il team Dragon, e poi sarò al servizio della Ferrari. È un grande impegno, è la squadra che mi ha dato tutto”.

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Un sogno solo accantonato

Dunque per Giovinazzi è solo un arrivederci. Anche perché per lui la F1 vuol dire ancora tanto. E non dimentica i sacrifici fatti dalla sua famiglia per permettergli di arrivare nel Circus: “Più crescevo e più diventava difficile realizzare il sogno di essere pilota di Formula 1. Io però ci credevo, ma soprattutto ci credeva papà. Ha fatto tantissimi sacrifici per me. All’epoca era rappresentante di un’azienda di trasporti. Girava tante ditte e prima di parlare del suo lavoro parlava di me. Mamma era preoccupata, a 13 anni viaggiavo quasi da solo, accompagnato soltanto dal meccanico, anche lui pugliese. Treni, pullman, all’estero in camion. Per lei non era facile da accettare. Ma non me lo ha mai fatto pesare. Sopportava, perché quel sogno si avverasse“.

Il pilota pugliese ha infine dedicato un pensiero a quel Kimi Raikkonen, compagno in Alfa Romeo, che è stato un mentore per lui in F1: “E’ sempre stato il compagno di squadra ideale, ma anche prima nel 2007 quando gli preparavo la macchina al simulatore della Ferrari ci eravamo trovati subito. Che strano: il campione del mondo 2007, che avevo visto trionfare dal divano di casa insieme a papà, ci ho corso accanto. Sempre leale, sempre fondamentale per la mia crescita. Ci risentiremo“.

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