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Formula 1

Graham Hill, 46 anni fa la tragica morte del campione di F1

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Oscar Slaifer

Un talento incredibile Hill, due volte campione del mondo e ancora detentore di un record storico. Che morì in un incidente il 29 novembre del 1975

Graham Hill (foto di Express/Hulton Archive/Getty Images)

E’ stato uno dei più grandi campioni della F1, un fenomeno vero, che ha ottenuto anche dei record finora imbattuti. Parliamo di Graham Hill, padre di quel Damon anche lui iridato nel 1996. E che morì tragicamente il 29 novembre del 1975.

Una carriera incredibile

E pensare che Graham Hill si interessò inizialmente al motociclismo. Fu nel 1954 che invece cambiò la sua storia: una pubblicità dell’Universal Motor Racing Club a Brands Hatch offriva la possibilità di girare in circuito per cinque scellini. Lui allora provò una Formula 3 e decise che quello sarebbe stato il suo futuro.

Inizialmente entrò nella Lotus come meccanico, ma arrivò rapidamente al posto di guida, debuttando al Gran Premio di Monaco del 1958, dove si ritirò per la rottura di un semiasse. Nel 1960 passò alla BRM, con cui vinse il titolo mondiale nel 1962. Per il secondo e ultimo titolo nel Circus bisognerà aspettare fino al 1968, con la Lotus orfana di Clarke e Spence. In mezzo, nel 1966, anche il trionfo ad Indianapolis nella famosa 500 miglia. Pur concentrandosi sulla Formula 1, mantenne una presenza anche nelle corse per vetture Sport. E nel 1972 vinse anche la 24 Ore di Le Mans insieme a Henri Pescarolo, mettendo così a segno la “Tripla Corona” dell’automobilismo, ossia la vittoria del campionato di F1, il successo a Indy e quello a Le Mans. E Hill è ancora l’unica persona ad aver ottenuto queste vittorie.

Hill, una morte assurda

Nel 1972, Hill dopo la vittoria della 24 ore di Le Mans, contemporaneamente fondò la sua scuderia di F1: la Embassy Hill Racing. Un’avventura però che non fu particolarmente di successo, anzi. E il 29 novembre del 1975 Graham Hill tornando a casa col suo aereo dal circuito di Paul Ricard, in Francia, ebbe un incidente. Il suo Piper Aztec precipitò sul campo da golf di Arkley, molto probabilmente a causa della scarsa visibilità dovuta alla nebbia. Morì non solo il pilota, ma anche il team manager Ray Brimble, i meccanici Tony Alcock e Terry Richards, il pilota Tony Brise e il progettista Andy Smallman, tutti parte della squadra.

La successiva inchiesta pose in luce la decisione di Hill di non cambiare destinazione verso un aeroporto con condizioni migliori. Inoltre emerse che l’inglese aveva dimenticato di rinnovare la registrazione dell’aereo e l’assicurazione per poter pilotare di notte e in condizioni atmosferiche pericolose, quindi di fatto non era assicurato. Per risarcire i danni causati dalla caduta dell’aereo, la famiglia Hill dovette vendere la propria villa e fu costretta a trasferirsi a St. Albans in un appartamento.

LEGGI ANCHE —> Lutto in F1: se n’è andato il leggendario Frank Williams

Hill con i figli Damon e Brigitte nel 1963 (foto di Ted West/Central Press/Getty Images)
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