Fabio Quartararo, un’abitudine che fa divertire il team (VIDEO)

Fabio Quartararo svela una simpatica abitudine che porta avanti dal primo test di Valencia nel 2018. Un gesto scaramantico che diverte anche il suo team.

Fabio Quartararo (Getty Images)
Fabio Quartararo (Getty Images)

I fan della MotoGP che seguono i week-end di gara sin dalle prove libere avranno notato di tanto in tanto una scena divertente nel box del team Petronas SRT, ma che ormai è divenuto abitudine per Fabio Quartararo. Quando arriva ai box impugna lo starter e, insieme ad un meccanico, accende la sua moto. Un rito che ha intrapreso dal primo test MotoGP che risale a Valencia 2008 e che proseguirà anche nel passaggio al team Yamaha factory.

Non solo un gesto apotropaico, ma una maniera per mettersi alla pari di tecnici e meccanici, come segno di unione con il suo staff. “Durante i test di Valencia nel 2018, ho chiesto alla squadra se potevo provare a far partire la moto – racconta in un’intervista ai microfoni di Motogp.com -. L’intera squadra si è messa a ridere perché non riusciva a spiegare perché un pilota volesse farlo, visto che quello era il lavoro del meccanico”.

Il team come una famiglia

Ma il 21enne francese ha una spiegazione molto concreta per questa azione: “Fin dall’inizio, ogni volta che sono ai box e vedo che i meccanici stanno preparando le Yamaha, vado ad aiutarli, perché io non sono solo il pilota, ma anche una persona che lavora in una squadra. Senza i miei ingegneri, senza i miei tecnici e senza i miei meccanici, la mia moto non funzionerebbe. Voglio far parte della squadra e non voglio essere soltanto un pilota che salta sulla moto e se ne va”.

Sempre attento ad ogni dettaglio, Fabio Quartararo ama quel senso di familiarità che si rivela un’arma in più all’interno del box, soprattutto nei momenti più difficili. “La squadra è come una famiglia. Noi piloti siamo umani, proprio come gli altri membri del team e penso che tutti contribuiscano molto a questo sport. Se vinco, è anche importante per me dire che abbiamo vinto la gara e non io da solo, perché tutti hanno lavorato sodo almeno quanto me”.

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