L’incidente di Bianchi non ha insegnato. Ora la FIA si giustifica

Quanto successo durante le qualifiche della Turchia e denunciato da Albon trova ora una giustificazione.

Nicholas Latifi (©Getty Images)

Pioggia a secchi, un trattore in pista per rimuovere una vettura incidentata e le altre monoposto libere di girare seppur con bandiera gialla. Già solo raccontata così sembra un frammento della folle domenica di Suzuka del 2014, quel terribile crash che a mesi di distanza si sarebbe rivelato fatale per Jules Bianchi. Da allora si disse che mai più un mezzo di rimozione avrebbe dovuto trovarsi sul tracciato quando il gruppo era in azione. Eppure questo sabato pomeriggio ad Istanbul è successo. Protagonista la Williams di Nicholas Latifi, rimasto bloccato nella ghiaia negli ultimi secondi del Q1.

A portare alla luce la vicenda è stato l’inglese della Red Bull Alex Albon che dopo essersi lamentato per le condizioni limite dell’asfalto ha puntato il dito contro la FIA, rea di aver dato l’ok alla ripresa nonostante la gru ancora presente. “Il veicolo di recupero si stava dirigendo verso la via di fuga”, si è giustificato il direttore di gara Michael Masi. “Dalle informazioni forniteci dai commissari non si trovava più all’esterno della curva 8 al momento dell’arrivo delle monoposto”. In ogni caso per evitare qualunque incomprensione sarebbero state sventolate le doppie gialle al cambio di direzione successivo così da rallentare i piloti in uscita dalla pit lane. “Chiaramente è stata una scena che non avremmo voluto vedere”, ha poi fatto il mea culpa il responsabile federale, consapevole di aver riportato alla mente brutti ricordi. “Con il senno di poi avremmo dovuto tenere le auto ferme fino a quando le operazioni di recupero non fossero state completate. Per il futuro rivedremo le nostre procedure per ridurre al minimo il verificarsi di episodi simili”. Siamo certi che la Federazione prenderà l’appunto. Certo, se il britannico non avesse tirato fuori la questione davanti ai media probabilmente sarebbe passato tutto sotto traccia.

(©Getty Images)

Chiara Rainis

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