Il Gruppo Stellantis sta attraversando una fase molto complicata. Gli operai italiani stanno vivendo un incubo con una produzione ai minimi storici.
Proviamo ad immaginare un Natale di un operaio in cassa integrazione. Immaginate una casa in fitto o gravate da un lungo mutuo, in periferia, palazzi grigi stinti nei colori e dal tempo. Stabili tutti uguali, finestre piccole con un solo sporto, dove la luce non entra neppure a mezzogiorno in casa. Una camera ammobiliata, male, un bagno e una cucina a vista, con un albero di Natale spelacchiato, con pochi addobbi e pochi regali, riciclati magari.
Non è la descrizione tratta da un romanzo russo, ma è la realtà di tante famiglie italiane che tra mille spese taglieranno anche sui regali all’unico figlio nato, perché oramai nel Belpaese due sono troppi. Troppo dispendiosi a mantenerli. La crisi aziendale del Gruppo Stellantis per l’anno 2025 aprirà per molte famiglie di operai questo scenario disgraziato, freddo come i termosifoni spenti per risparmiare sulla bolletta del gas.
Il tracollo del Gruppo Stellantis nei numeri
Quasi la metà della forza lavoro (poco più di 18mila addetti, di cui 13.563 alla produzione di auto) è interessata da ammortizzatori sociali. La situazione si è fatta drammatica. I dati sui primi 9 mesi – tra auto (-36,3%) e furgoni (-23,9%), per un totale di 265.490 unità realizzate (-31,5%), sono impietosi. Tutti gli stabilimenti, infatti, segnano dati negativi rispetto al 2024 con perdite comprese, nei 9 mesi, tra -17% e -65%.

Nel dettaglio: Mirafiori -17% (18.450 auto prodotte: 18.315 Fiat 500 elettriche e 140 Maserati); Modena -65,9% (appena 75 Maserati MC20); Cassino -28,3% (14.135 tra Alfa Romeo Giulia e Stelvio, di cui 3.535 Maserati Grecale, il 4% quelle elettriche); Pomigliano -35% (91.920 con 79mila Panda, e solo 7.930 Alfa Romeo Tonale, giù del 41%. E’ l’eredita Tavares ed oggi la sfida più difficile per Antonio Filosa. Se il quadro della situazione si dovesse ribaltare in positivo si potrebbe tranquillamente parlare di miracolo italiano.
E’ quanto si spera anche per tutte quelle famiglie che tra due mesi saranno costrette a contare i soldi in tasca per la Vigilia di Natale. Se è vero che i soldi non fanno la felicità, è altrettanto vero che un termosifone freddo e degli alimenti scadenti acquistati in una catena di supermercati low cost non fa salute.