Il settore automotive vive il momento peggiore della propria storia, e ciò non vale solamente per l’Italia. Ecco dove c’è il rischio che ben 100.000 posti di lavoro saltino del tutto.
Il mercato dell’auto è in uno dei momenti più bui di sempre, una crisi infinita, e per costruttori e lavoratori non c’è ancora alcuna possibilità di vedere la luce in fondo al tunnel. L’Italia rischia di terminare il 2025 con meno di 400.000 veicoli assemblati, un dato negativo che manca dagli anni Cinquanta, quando la motorizzazione di massa era ai suoi inizi, ma non è solo il nostro paese ad essere in crisi nera.
Mentre emergono nuove realtà, mercati in crescita soprattutto dall’Asia e dalla Cina, i grandi colossi europei rischiano il crollo totale. Non ci saremmo mai aspettati di dirlo, ma la Germania è uno dei paesi più in crisi in ambito europeo, con il settore automotive che è tra le realtà peggio messe. Nelle prossime righe, vi riporteremo i preoccupanti dati emersi da una recente ricerca, che non fa ben sperare i lavoratori per il futuro più immediato.
Germania, rischio di perdere 100.000 lavoratori entro il 2030
In base a quanto stabilito da una ricerca svolta dall’Institut der deutschen Wirtschaft, in Germania c’è il rischio che entro il 2030 vengano tagliati circa 100.000 posti di lavoro nell’industria automotive. Ben 18.000 di essi, ovvero quasi un quinto, saranno tagliati già entro la fine del 2025, tra costruttori ed aziende che producono componentistica. Essi vanno sommati ai 55.000 dipendenti che sono stati licenziati a partire dal 2019. Il crollo della produzione di auto in Germania pesa e non poco, ed è pari al 27% in appena 10 anni, e nel 2024 sono stati prodotti 4,1 milioni di veicoli, con l’anno corrente che potrebbe portare ad un nuovo ribasso.

La Germania, un tempo punto di riferimento del mercato dell’auto in Europa, sta letteralmente crollando, e non è in crisi il settore automotive, ma l’intera nazione. Un destino simile potrebbe vedere protagonista anche la Francia, con il crollo del Governo e le manifestazioni di piazza che raccontano di un clima non certo favorevole, ed i lavoratori non hanno perso tempo nel mostrare la loro rabbia verso le istituzioni. Per il settore automotive europeo, dunque, si preannunciano tempi ancor più duri.