Secondo le parole di Pietro Bagnaia, Valentino Rossi è stato fondamentale nella carriera di suo figlio Pecco, che nel Team Italia non sta apprendendo granché. Il ruolo del “Dottore” è stato fondamentale.
Siamo entrati nella settimana del Gran Premio d’Austria, con il quale si conclude ufficialmente la pausa estiva per la MotoGP. Pecco Bagnaia dovrà cercare di riscattarsi su una pista in cui ha dominato negli ultimi tre anni, ma questo non è certo garanzia di successo. Anche al Mugello e ad Assen veniva da prestazioni sontuose, ma non ha potuto far niente contro Marc Marquez a parità di Ducati factory nel corso del 2025. Il distacco di 168 punti in classifica mondiale pesa come un macigno.
Pecco ha colto la sua prima pole position stagionale a Brno, ma non è riuscito a salire sul podio né durante la Sprint Race né tantomeno in gara alla domenica. Oltre al gap imbarazzante che accusa dal compagno di squadra, ci sono ancora 48 lunghezze da recuperare su Alex, autore di una stagione sontuosa con il Gresini Racing. A questo punto, Bagnaia dovrà mettersi a caccia del secondo posto in classifica, cercando magari di lottare per qualche successo di tappa, quando Marc gliene lascerà una minima possibilità.
Bagnaia, il ruolo di Valentino Rossi è chiaro per papà Pietro
Pietro Bagnaia, papà di Pecco, ha raccontato gli esordi del figlio Pecco e le difficoltà nel Team Italia al podcast “PecinoGP“: “Nel Team Italia, quando era in Moto3 nel 2013, non insegnavano nulla ed erano sempre arrabbiati, per questo io volli fortemente che facesse un test con la Mahindra. Grazie al contributo del mio amico Lele Martinelli ciò fu possibile, visto che lui lavorava con loro. Un responsabile della squadra mi disse che se Pecco avesse fatto quella prova non avrebbe mai più corso. Firmai la liberatoria e ne accettai le conseguenze, e proprio in quel momento stava nascendo la VR46 Academy“.

Nella carriera di Bagnaia ha assunto un ruolo determinante la figura di Valentino Rossi, divenuto una sorta di guida per il rider nativo di Chivasso: “Uccio mi propose di entrare in quel progetto, che era ancora ai suoi inizi, e Pecco fu felicissimo di farne parte. Da depresso tornò ad essere molto felice del motociclismo. La VR46 lo ha sicuramente salvato in quella fase ed iniziò il percorso del team SKY. Con Jorge Martin, quando passò in Aspar, ci fu subito una grande chimica, mangiavano assieme ed erano molto uniti“.