I centauri sono protagonisti di vite che non verranno mai dimenticate dagli appassionati. Il prezzo da pagare, a volte, è elevato e quando se ne va un campione il vuoto è incolmabile.
Tutti coloro che si avvicinano al motociclismo hanno un briciolo di sana follia. La passione per le due ruote ha sempre portato i giovani a vivere il brivido della velocità. La passione non può essere in alcun modo limitata. Coloro che crescono a pane e benzina vivono dell’emozione di una staccata al limite e, a volte, determinati pericoli si pagano a caro prezzo.
E’ un principio che è sempre risultato valido nella vita. Vi sono stati casi eclatanti di piloti, abituati a correre sempre al 300 km/h in pista, e che hanno poi trovato una fine orribile sui contesti di tutti i giorni, magari su una bici come Nicky Hayden, iridato MotoGP nel 2006, o sugli sci come accaduto al 7 volte iridato Michael Schumacher. Gli eventi tragici e gli incidenti possono accadere ogni giorno e mai vorremmo scrivervi della scomparsa di un grande interprete del Motorsport.
Dentro e fuori la pista, negli ultimi tempi, ci hanno lasciato straordinari campioni. Dopo una caduta non a tutti è concesso il lusso di rialzarsi senza conseguenze fisiche. Oggi sono stati fatti enormi progressi da questo punto di vista, ma quado si correva ai tempi di Pat Hennen i rischi erano enormi. Il centauro californiano debuttò nelle competizioni nel 1968, in una gara amatoriale di dirt track nella sua città di residenza, terminata al quarto posto. Chiuse secondo in una campionato californiano, facendosi notare dai colleghi.
Nel ’71 debuttò nella Velocità. Corse a Laguna Seca con una Suzuki 250, garantitagli da Ron Grant, pilota ufficiale Suzuki USA. Dopo il sesto posto ebbe l’impressione di potersela giocare contro i più grandi della categoria. Pat decise così di dedicarsi anima e corpo al mondo delle corse. Nel 1973 si aggiudicò 10 gare, correndo anche al di fuori dei confini nazionali.
Morto Pat Hennen, l’addio ad un grande campione della 500
Nel 1974 Pat Hennen conquistò la 100 Miglia di Daytona e del campionato AMA Junior, oltre che delle Marlboro Series. Grazie alle sue performance ottenne la licenza “Expert” e fu nominato pilota ufficiale Suzuki per la stagione 1975. Corse al Transatlantic Trophy in Inghilterra e rivinse le Marlboro Series. A 23 anni era oramai pronto a sfidare i più grandi fenomeni dell’epoca nella classe 500.
Al suo primo anno nel Motomondiale conquistò il successo in sella alla Suzuki nel GP della Finlandia. Concluse al terzo posto della graduatoria mondiale. Lo straordinario piazzamento da rookie gli garantì al l’ingaggio da parte del Team Heron-Suzuki, il medesimo del campione del Mondo Sheene, per il 1977.
We’re saddened to hear that Pat Hennen, the first American to win a 500cc Grand Prix race, has passed away
All at MotoGP would like to send their condolences to Pat’s family and friends at this timehttps://t.co/6nlG2BCF6x
— MotoGP™🏁 (@MotoGP) April 8, 2024
Come nelle favole arrivò l’occasione della vita ma Hennen non andò oltre il terzo posto, come l’anno precedente, grazie ad un trionfo in Gran Bretagna, una medaglia d’argento in Germania Ovest, e tre terzi posti (Venezuela, Olanda e Belgio). In quella stagione il californiano chiese ed ottenne di partecipare al Senior TT, chiudendo al quinto posto.
Nel 1978, sempre in sella alla moto giapponese, nelle prime 5 gare conquistò una vittoria in Spagna e tre secondi posti in Venezuela, Francia e al Nazioni.
In occasione della sfida al TT fece segnare il giro record del Mountain Circuit in 19 minuti e 53 secondi a oltre 180 km/h di media, diventando il primo pilota a percorrere un giro in meno di venti minuti, ma sul più bello un volatile lo centrò in pieno. Cadde, finì in coma e dovette appendere il casco al chiodo. Il primo rider americano a vincere un GP in Classe 500 ci ha lasciato a 71 anni. Nel 2007 è entrato nell’AMA Motorcycle Hall of Fame e nessuno lo dimenticherà.