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Mercato

Quanto ha pagato l’Audi la Lamborghini? Ecco la cifra

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Davide Russo

La Lamborghini è tra i marchi automobilisti più leggendari della storia. Quanto sganciò nel 1998 l’Audi per mettere le mani sul brand italiano?

Fondata il 7 maggio 1963 da Ferruccio Lamborghini, già a capo della Lamborghini Trattori, la casa emiliana ha scritto pagine indelebili dell’industria dell’Automotive. Il primo pensiero in merito alla casa di Sant’Agata Bolognese è relativo a supercar leggendarie, come la Miura, la Countach, la Diablo, la Murcielago e tante altre due posti che hanno rivoluzionato il concetto di sportività.

Lamborghini (Adobe Stock).

La Lamborghini ha avuto anche un ruolo di primo piano nella creazione di vetture da fuoristrada estremo, come la LM 001 e la LM002, ma il primo grande successo arrivò con la Miura. Dopo il primo progetto fallimentare del prototipo 350 GTV, la casa del toro fece rimanere a bocca aperta persino Enzo Ferrari con il lancio della coupé Miura. Dopo un periodo meraviglioso a cavallo tra la fine degli anni ’60 e gli anni 70, con il lancio della mitica Countach LP400, il marchio di Sant’Agata Bolognese entrò in una crisi molto profonda.  

La perdita della commessa rappresentò un duro colpo per le finanze della Lamborghini. Ferruccio si trovò a corto di liquidità e, oramai sull’orlo della bancarotta, fu costretto a guardarsi intorno. Inizialmente il magnate canadese Walter Wolf, dopo aver contribuito alla nascita e allo sviluppo della Countach, sembrava interessato all’acquisizione del marchio. Alla fine l’affare non andò in porto e la Lamborghini venne messa in liquidazione. Un colpo al cuore per l’uomo in grado di sfidare Enzo Ferrari. Il tribunale di Bologna accettò l’offerta di 3,85 miliardi dei fratelli francesi Patrick e Jean-Claude Mimran, imprenditori dello zucchero.

La cessione dell’azienda arrivò il 23 maggio del 1981 e nacque la “Nuova Automobili Lamborghini”. I capitali arrivarono puntuali e l’attività a Sant’Agata Bolognese riprese a funzionare bene. Emil Novaro ricoprì il ruolo di amministratore e Giulio Alfieri di direttore tecnico. Sgarzi continuò alla direzione commerciale. L’anima di Ferruccio fu perpetuata nel tempo con Jalpa e le varie versioni della Countach. Un giovane Horacio Pagani elaborò un prototipo chiamato Countach Evoluzione. Le supercar del toro tornarono ad avere numerose richieste sul mercato internazionale. L’azienda tornò ai fasti di un tempo. La Countach divenne un simbolo di sportività di lusso degli anni ’80.

Tutto sembrava andare a gonfie vele, ma nell’aprile del 1987 i fratelli Mimran decisero di cedere la Lamborghini al colosso americano Chrysler. Si trattò di un cambio epocale senza alcun preavviso. L’azienda iniziò un nuovo corso, ma far funzionare le cose con due filosofie aziendali così diverse non fu semplice. In Italia c’era una concezione molto familiare di impresa, mentre negli Stati Uniti la mega industria già dettava legge. I risultati, sin dal principio, non furono entusiasmanti né il linea con il DNA del marchio di Sant’Agata Bolognese.

La berlina Portofino era una americanata che poco aveva in comune con la Lamborghini. Il telaio e il motore derivato dalla Jalpa non addolcirono la pillola. Il toro stampato sul cofano, ma incorniciato dal pentagono della Chrysler sembrava quasi un oltraggio alle creature prodotte da Ferruccio in passato. Bertone propose la creazione della Genesis, un potente minivan a cinque porte dotato di portiere con apertura ad ali di gabbiano nella parte anteriore e scorrevoli nella parte inferiore.

Il progetto fu bocciato e in attesa della erede della Countach, i vertici decisero di riproporre un nuovo modello, rinominato 25° Anniversary. I clienti apprezzarono la scelta nonostante la vettura fosse sul mercato da tantissimi anni. Furono venduti 658 esemplari in soli due anni, facendola diventare ancor più popolare. La Diablo fu attesa con ansia dagli appassionati e, finalmente, arrivò sul mercato. Per anni è stata l’unico modello nel listino del costruttore emiliano e fu affiancata nel 1993 dalla versione VT, la prima Lamborghini a trazione integrale.

Lamborghini, l’acquisto costoso dell’Audi

La Chrysler decise nel 1994 di cedere l’azienda per 40 milioni di dollari. Oggi sarebbe una cifra ridicola, considerati i prezzi da capogiro delle moderne vetture. Lamborghini finì nelle mani della società Megatech, con sede legale alle isole Bermuda, estranea all’industria automobilistica. I nuovi proprietari di supercar ne capivano ben poco di supercar. Pensarono, principalmente, al risanamento finanziario a scapito dello sviluppo di nuove auto. Nel 1995 la società venne ristrutturata e la proprietà della Lamborghini passò alla V’Power Corporation per il 60% e alla malese MyCom Bhd per il restante 40%. Le vendite iniziarono a crollare e si dimisero anche Marmiroli e Munari.

Per fortuna nel 1998 la Lamborghini fu comprata dall’Audi e la musica cambiò. Oggi la casa dei quattro anelli è inglobata nel Gruppo Volkswagen, tra i primi costruttori di automobili al mondo. Fan della Lamborghini avvisati: è arrivata l’erede della Aventador (VIDEO).

Date una occhiata anche alla Lamborghini Urus in versione Coupé? E’ incredibile (VIDEO).La Lamborghini è cresciuta in modo esponenziale, allargando la gamma dei modelli e portando a casa fatturati da capogiro. All’epoca l’Audi acquisì il marchio del toro per circa 100 miliardi di vecchie lire, 60 milioni di euro, mentre oggi vale circa 10 miliardi, secondo le ultime stime di Bloomberg.

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Davide Russo

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