Bottas fa a pezzi la Mercedes: sentite cosa facevano con i piloti

Il pilota Alfa Romeo Bottas ricorda con amarezza il periodo trascorso in Mercedes. A dargli fastidio una cosa in particolare.

Sono ormai diversi mesi che Valtteri Bottas è in forza all’Alfa Romeo, eppure il suo pensiero continua ad essere a quel periodo dal 2017 al 2021 trascorso a Stoccarda. Dopo tutto come dargli torto. Sono state annate dense di accadimenti, successi da parte del team, pressioni incredibili e tanta politica. Bravo, ma non un campione, il finnico si è trovato all’improvviso a dover portare a casa il risultato quasi d’obbligo. Spesso fallendo anche a causa delle vicinanza di un accentratore con Hamilton.

Valtteri Bottas (Ansa Foto)
Valtteri Bottas (Ansa Foto)

La convivenza a tratti complessa con il britannico non è stata però l’unica ragione di malessere. Un altro punto l’ha infatti messo in crisi. E riguarda il rapporto di fiducia tra staff tecnico e piloti.

A sentire il suo racconto, ci sono tornate alla mente certe dichiarazioni a proposito del clima che si respirava alla McLaren diretta da Ron Dennis, dove, a quanto pare, il comune confronto umano era azzerato, a favore di un glaciale scambio di mail.

Bottas in Mercedes: cosa lo infastidiva

Nelle scorse settimane, il finnico ha ripetuto spesso di apprezzare il modo di lavorare di Hinwil. Rilassato senza pretese o giochi sporchi alle spalle. Ma soprattutto non ha nascosto una certa fierezza per il ruolo da leader della squadra che il boss Frederic Vasseur gli ha concesso.

Qualcosa di inimmaginabile nella sua ex casa, dove addirittura i suggerimenti di chi era al volante non venivano ascoltati.  “I top team lavorano così“, ha affermato a GPFans. “A volte io e Lewis eravamo d’accordo sulla direzione da prendere, ma poi arrivava un ingegnere e ci diceva che il computer sosteneva altro. Discutere era positivo, però diventava una battaglia. La tecnologia utilizzata è molto avanzata e gli strumenti di simulazione consentono di avere dati molto precisi, ma non sempre al 100%“.

In pratica, alla faccia dell’importanza della sensibilità del piede destro e del deretano, per dirla alla Lauda, di chi si trova in abitacolo, alle Frecce d’Argento si presta attenzione ad altro.

Ascoltando il #77 comprendiamo che ogni squadra ha i suoi difetti. Se i big vanno avanti di testa loro convinti che i numeri valgano più di altro, dagli indipendenti come la sua Sauber, i grattacapi sono altri. Ad esempio la carenza di organico. Cinquecento persone non sono sufficienti per consentire all’equipe di fare progressi. Questo vale specialmente per chi lavora in fabbrica. In quanto non può essere garantita la rapidità di aggiornamento e sviluppo tipica delle scuderie ricche.

Ma siccome è sempre  meglio non sputare nel piatto dove si mangia, il driver di Nastola ha sostenuto che mancando il personale di Brixworth e Brackley, gli svizzeri possiedono tutto l’occorrente per tornare competitivi. “Si sta lavorando molto sull’accrescere le strumentazioni. Per adesso comunque la persona e il corridore continuano ad essere al centro. E questo è un aspetto che mi piace molto”, ha ammesso.

Attualmente decimo della generale con 46 punti, non entra in top 10 da ormai sette gare. Riuscirà a spezzare questo trend a Singapore? Lo scopriremo fra poco più di una settimana.

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