In occasione della presentazione dei progetti full electric a Milano, la Brand Ambassador di Lotus, Elisa Artioli, ci ha concesso una interessante intervista.
Siamo stati invitati all’evento Lotus dell’anno, nel capoluogo meneghino, che ha segnato una sterzata decisiva per il marchio inglese. Per l’occasione abbiamo avuto modo di incontrare una ragazza molto speciale, Elisa Artioli, che ci ha illuminato sul percorso che intende intraprendere Lotus nel sempre più vasto mondo delle EV. Suo nonno, Romano Artioli, la omaggiò, fra l’altro, con la nascita di una vettura due posti che ha segnato una pagina storica della Lotus, la mitica Elise. Con grande visione del futuro, Elisa ci ha trasmesso tutta la sua passione e competenza, rispondendo alle nostre domande.
Cosa ha portato un marchio storico come Lotus a scegliere la strada dell’elettrico?
“Mi hanno detto che hanno la tecnologia per l’elettrico, nel senso che avevano già le piattaforme per passare direttamente alla elettrico al posto, magari, di puntare ad un ibrido e così hanno deciso di passare direttamente ai motori elettrici. Ovviamente il perché sta nel fatto che, al momento, bisogna andare in quella direzione, ridurre le emissioni e, di conseguenza, questi sono i motivi principali”.
Che impatto pensi possa avere questo passaggio alle batterie per quanto riguarda il mercato italiano, un po’ restio alle novità elettriche e un po’ più attaccato ai vecchi motori a combustione?
“A livello italiano io penso che il problema dell’elettrico, al momento, sia rappresentato dall’infrastruttura. Io non vedo abbastanza colonnine per caricare tutte le auto elettriche. Non so se il mercato sia restio per altri motivi”.
Pensi che la Lotus possa tornare in futuro nel Motorsport?
“Io lo spero, comunque ha fatto la storia del Motorsport. Dovrebbe anche tornare su quella strada”.
Pensi che l’esperienza passata in Formula 1 possa aver avuto anche una incidenza sui veicoli stradali?
“Si, decisamente”.
Cosa ne pensi delle preoccupazioni in merito all’elettrico. Può essere secondo te la soluzione finale?
“Può essere la soluzione in merito a certi situazioni. Ad esempio per spostarsi in città, sicuramente, è meglio per la situazione attuale, però non sono totalmente convinta che sarà la soluzione a tutti i problemi. Magari la mobilità cambierà completamente, quindi si sta evolvendo tutto così in fretta che potrebbe cambiare tutto domani di nuovo”.
La Lotus presenterà altri modelli a batteria in futuro?
“Si, presenteranno altri modelli. Stanno puntando in questa direzione. L’Emira è l’ultima macchina verso la transizione e poi andranno tutto nel full electric. Presenteranno altre EV”.
Come ci si sente a svolgere un ruolo così importante per un’azienda storica ed importante come Lotus?
“Per me è bello far parte di questa storia, di questa famiglia e mi piacerebbe lavorare per la Lotus ufficialmente, cosa che non è così, però mi fa molto piacere essere qua oggi e di rappresentare un po’ di quella che è la storia del passato perché loro stanno andando in tutt’altra direzione che è il futuro. Spero che sia la strada giusta, ma mi piacerebbe se un giorno riportassero anche in vita l’Elise o comunque un prodotto simile”.
Ti piacerebbe vedere una due posti come la Elise in chiave elettrica?
“In verità non sono contraria. Nel senso che può essere divertente. Vorrei poterla guidare un giorno, ma ad esempio ho guidato la Tesla e non è noiosa, ha una accelerazione allucinante che poi possa rappresentare la soluzione all’inquinamento quello non lo so. Conosciamo tutti gli altri aspetti perché è un tema di cui si parla tutti i giorni. Abbiamo le batterie, abbiamo la produzione delle macchine, quindi non è che sono proprio ad impatto zero e io non sono esperta in merito. Sinceramente non so dirti se sia veramente la soluzione. Stanno andando tutti in quella direzione”.
Ci sono dei valori del brand in cui ti riconosci?
“Una cosa con la quale mi riconoscevo tantissimo è loro ultimo slogan ‘for the drivers’. Quello è quello che mi rappresenta di più perché la Elise è la macchina per il driver. E’ proprio quel tipo di macchina lì”.
In questo mondo ti senti una mosca bianca? L’Automotive è considerato un settore molto maschilista. Avverti il peso di dover essere anche una icona, in un certo qual modo, per tante ragazze che amano questo mondo e che ne vorrebbero fa parte.
“Sono orgogliosa di essere una delle poche donne nel mondo Automotive. Potrebbero essercene di più, solo che non ci avviciniamo tanto da quando siamo giovani. Come stavo dicendo prima è difficile che una ragazzina venga portata in kart. Diciamo che capita raramente, salvo che il padre sia un pilota. C’è un po’ questo aspetto nella società. Il ragazzo magari va in moto e in kart, una ragazza invece gioca con le bambole. Chiaramente è così quindi sono poche le donne che si appassionano ai motori e se si appassionano ai motori è perché c’era qualcuno nella famiglia che le ha portate in questo mondo. Per me è stato il motivo che ha portato mio nonno a chiamare l’auto Elise, però, tanti mi chiedono: ‘ma ti sarebbero piaciute lo stesso le macchine’, e onestamente non lo so, magari no!”
Andiamo su una domanda un po’ intima. Quale è il tuo primo ricordo che ti lega al mondo delle vetture?
“Il primo ricordo è legato a mio nonno. Quest’ultimo mi aveva regalato dei quad elettrici quando ero piccola. Avevo 3 anni. Lo associo al primo ricordo perché mi divertivo tantissimo a girare con questo quad in giardino. Le prime esperienze di guida, però senza patente”.
Pensi che i tempi siano maturi per vedere una pilota donna in Formula 1?
“Non è un problema, secondo me, perché la società è cambiata tanto, ma la donna fa più fatica perché anche, a mio parere, muscolarmente facciamo fatica. Io ad esempio giro in kart e rispetto ai ragazzi ho il doppio dei dolori dopo. Poi non so se sono io, però abbiamo sempre poi male al collo e alle braccia. Anche per i ragazzi non è una passeggiata, Però, sinceramente, fanno molta meno fatica. La muscolatura è diversa. Anche se si allenassero tutti i giorni, sarà difficile che una donna possa risultare così competitiva come i maschi”.
Che effetto fa vedere il proprio nome su un’auto?
“E’ un effetto molto particolare, è strano. Nel senso che per me questa cosa la resa molto più di una macchina. E’ qualcosa di più, mi illumino. Ho due Lotus Elise. L’ultima prodotta e l’altra che mi ha regalato mio nonno quando avevo 4 anni”.
A nome di Antonio Russo, reporter all’evento milanese, Davide Russo e di tutta la redazione di TMW un saluto e un ringraziamento speciale ad Elisa Artioli, Brand Ambassador di Lotus, che ci ha fatto entrare nel suo magico mondo, fatto di passione pura. Non perdetevi le nostre chiacchierate esclusive a giovani ragazzi italiani che si stanno ritagliando uno spazio importante nel mondo dei motori. Date una occhiata a “L’appello di Carlo Tamburini a TMW: “L’Italia deve investire nel Motorsport”. Rimanete connessi sulle nostre frequenze per future interviste.