Una lattina sul banco dell’officina, una sigla nuova sull’etichetta, e una promessa: prestazioni da top di gamma con un’impronta più leggera. È qui che la storia di Renault e Castrol prende forma, tra motori caldi e scelte più eco-sostenibili.
Perché conta: qualità e impatto
Chi guida spesso guarda all’olio solo quando si accende una spia. Eppure l’olio è un componente vivo. Protegge, pulisce, raffredda. Qui il passo avanti è netto: la nuova gamma co‑sviluppata da Renault in collaborazione con Castrol nasce con oli base rigenerati. Non parliamo di un singolo prodotto “green”, ma di una gamma completa di oli motore premium.
Il punto tecnico
Si capisce con un dato semplice. Gli studi LCA sul re‑refining mostrano riduzioni di CO2 lungo il ciclo di vita tipicamente tra il 60% e l’80% rispetto ai base oil da greggio, a parità di specifica (fonti: analisi di settore e benchmark LCA pubblici; le percentuali esatte per questa linea non sono state comunicate). La qualità? I base oil re‑refined moderni, lavorati con idrotrattamento e hydrotreating selettivi, raggiungono livelli di purezza da Gruppo II/III e rispettano i sistemi qualità EELQMS/ATIEL usati in Europa.
La parte che interessa chi ha un’auto è la compatibilità
Renault dispone di specifiche proprietarie come RN17 e RN17 FE. Su molti 1.3 TCe, per esempio, la casa prescrive RN17 FE 0W‑20; sui diesel Blue dCi è spesso richiesto RN17 5W‑30. È ragionevole attendersi gradi e performance in linea con ACEA C3/C5 e API SP (protezione LSPI, catena distribuzione, controllo depositi). Finché le schede tecniche ufficiali non saranno pubbliche, prendo nota: le esatte sequenze ACEA/API di ogni viscosità non sono state ancora rese note.
Dalla teoria alla pratica
Ho chiesto a un capo officina cosa cambierebbe nel lavoro quotidiano. “Nulla per il cliente. Tutto per il pianeta, se diventa standard.” È una risposta schietta: il valore sta nel passare a un modello di economia circolare senza sacrificare protezione e intervalli. La partnership Renault–Castrol esiste da anni sulla rete post‑vendita e in competizioni; il passo sulle basi rigenerate rende coerente la filiera: si recupera l’olio usato, lo si rigenera, lo si reimmette in prodotti di alta gamma. Non è stato specificato se il programma sia “closed loop” sulla rete Renault (olio drenato in concessionaria che rientra nella stessa gamma); al momento, il dettaglio non è confermato.
Esempi concreti aiutano
Se un conducente di Clio TCe passa a un 0W‑20 con RN17 FE realizzato con oli base rigenerati, ottiene lo stesso livello di protezione del motore (test HTHS, usura valvole, volatilità Noack) e, su scala di flotta, contribuisce a una riduzione delle emissioni incorporate. Per le flotte aziendali, l’impatto si moltiplica. Alcuni operatori riportano risparmi di diverse tonnellate di CO2 equivalente all’anno scegliendo lubrificanti con base rigenerata su migliaia di tagliandi; sono ordini di grandezza attestati da LCA indipendenti, ma serviranno dati ufficiali dei partner per quantificare il beneficio specifico di questa linea.
Due note operative
Primo: la garanzia. L’uso di un olio che soddisfa la specifica Renault prescritta mantiene intatti i termini, indipendentemente dall’origine del base oil. Secondo: prezzi e confezioni. Non sono stati diffusi dettagli su eventuali costi aggiuntivi o su imballaggi riciclati; aggiorneremo quando saranno disponibili fonti ufficiali.
Cosa sappiamo oggi
È la prima gamma completa di lubrificanti premium Renault–Castrol prodotta con base oil rigenerati. Punta a prestazioni equivalenti agli oli “vergini”, con un beneficio misurabile in riduzione CO2 lungo il ciclo di vita. L’inquadramento normativo europeo favorisce la rigenerazione degli oli usati; la filiera tecnica è matura.
Resta una scena
Il meccanico apre un nuovo fusto, l’olio scorre ambrato come sempre. Ma dietro quella goccia c’è un giro più corto e più saggio. Se ogni tagliando può restituire qualcosa invece di consumarlo soltanto, cosa aspettiamo per far diventare normale questa scelta?





