Un tempo Gianni Agnelli era riuscito ad amministrare e far crescere un’eredità pesante. Oggi tutto sembra essere crollato in uno scempio imbarazzante.
Oggi l’Italia si rispecchia nel Belpaese che fu, una realtà che era invidiata da tutti nel mondo e non certo esclusivamente per il cibo. Si viveva alla grande, si poteva immaginare di crescere in imprese che viaggiavano a gonfie vele, professioni che ruotavano in una economica circolare che faceva star bene tutti. Non a caso il record delle case di proprietà, le lunghe villeggiature e condizioni che facevano sognare anche umili operai di fare famiglie numerose e possedere più auto. Esisteva il monoreddito, oggi impensabile per una vita dignitosa dei nuclei familiari nelle grandi città, e al massimo ci si spostava da sud a nord per lavorare in una industria. Chi riusciva a strappare un posto di lavoro in FIAT era considerato un privilegiato per le condizioni favorevoli. 
C’era realmente una attenzione verso i lavoratori e le loro famiglie. C’erano benefit sulle case, sul trattamento sanitario, persino sullo sport. Gianni Agnelli, dopo la perdita del padre, era stato bravo a seguire le lezioni di suo nonno. Era un Paese anche molto semplice, dove lavorare in condizioni favorevoli non era un lusso per pochi. Oggi l’eredità lasciata dall’Avvocato è inquietante. Una dopo l’altra, dopo il salvataggio di Marchionne, le aziende dell’automotive sotto il controllo del Gruppo Stellantis, nato dalla fusione tra FCA e PSA, sono crollate in una crisi profonda.
L’impianto abbandonato appartenuto a Gianni Agnelli
L’Avvocato aveva delle idee visionarie e voleva vivere alla grande, sentendosi un re, nella sua terra. La fabbrica creata da Gianni Agnelli si trova in un profondo stato di abbandono. Da tre anni questa struttura sfiorita è sul mercato. L’annuncio – su iniziativa poco apprezzata del gestore, l’Ipi di Massimo Segre – era finito addirittura su Immobiliare.it nel 2022. Date una occhiata al video in basso del canale YouTube della RAI dedicato ad Agnelli.
A Grugliasco dove nascevano veicoli che fanno parte della storia dell’industria delle quattro ruote italiana si consuma un dramma. Una storia che, qui, è iniziata nel 1959 con le Carrozzerie Bertone. Lo stabilimento in disuso è in vendita a circa 20 milioni, ma non ci sono state offerte, potenziali acquirenti stranieri non lo hanno fiutato come un affare d’oro, nemmeno i colossi cinesi. Rimane solo il ricordo di una fabbrica abbandonata nel segno dell’Avvocato.
 




