Niki Lauda è scomparso da oltre sei anni, e mezzo secolo fa celebrava il mitico primo titolo mondiale vinto al volante della Ferrari. Il figlio lo ricorda con delle parole emozionanti.
Il 20 maggio del 2019 se ne andava per sempre Niki Lauda, uno dei piloti più forti ed amati nella storia della F1, soprannominato “Il Computer” per il suo temperamento maniacale ed il talento tecnico che mostrava nel mettere a punto le sue monoposto. 50 anni fa, Niki vinse il suo primo titolo mondiale al volante della Ferrari, sulla 312 T del 1975, che la Scuderia modenese ha voluto omaggiare con una livrea speciale in vista del Gran Premio d’Italia, che si correrà a Monza in questo fine settimana.
Il nativo di Vienna, proprio con un terzo posto nel GP d’Italia del 1975, si laureò campione del mondo, nel giorno della vittoria del compagno di squadra Clay Regazzoni. Lauda pose fine ad 11 anni di digiuno della Ferrari, che mancava all’appuntamento con il titolo dal 1964, con John Surtess. Niki è un simbolo di questo sport e non solo per i tre titoli vinti, e sino ai suoi ultimi mesi di vita, è stato presente nel paddock, come presidente non esecutivo della Mercedes. E suo figlio Lukas l’ha voluto ricordare al meglio.
Lauda, il ricordo del figlio Lukas dell’ex pilota Ferrari
In un’intervista rilasciata al “Corriere della Sera“, il figlio di Niki Lauda, Lukas, ha ricordato la sua infanzia ed il momento in cui scoprì il vero lavoro di suo padre: “Ci ho messo vari anni per capire che mio padre fosse un pilota, perché non parlava mai di F1, viaggiava molto e quando era a casa si dedicava del tutto alla famiglia. La prima volta che mi sono reso conto che era un personaggio famoso avevo otto anni, ad Ibiza, e tanta gente si avvicinò al tavolo per chiedergli un autografo. Molti gli facevano i complimenti, e fu in quel momento che ci disse che era un pilota e che aveva vinto due campionati del mondo“.

Lukas ha sottolineato il grande rapporto che aveva con il padre Niki, il quale gli ha sempre indicato la via dell’umiltà in qualsiasi contesto: “Per me è stato come un fratello maggiore e poi un migliore amico, non ha mai trattato me e Mathias come bambini, ma come adulti. Mi ha insegnato ad essere umile, educato e mi ha sempre detto di non parla di soldi. Lui non si considerava troppo importante“.