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Formula 1

Cosa ha studiato Mattia Binotto? Fan Ferrari a bocca aperta

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Davide Russo

Il team principal della Ferrari, Mattia Binotto, ha le redini della Scuderia dal 2019. Il suo percorso all’interno della squadra è iniziato negli anni ’90.

La 73ª stagione della storia della F1 ha riservato ben poche soddisfazioni ai fan della Cavallino. Dopo i proclami di John Elkann, Presidente della Ferrari, e di Mattia Binotto, team principal, in molti si aspettavano l’apertura di un ciclo vincente. La squadra negli ultimi anni si è concentrata sul progetto 2022, preferendo non investire altro tempo e denaro sulla SF21. Dopo il clamoroso sesto posto della stagione 2020, la squadra è tornato sul terzo gradino del podio nello scorso campionato, alle spalle nettamente di Mercedes e Red Bull Racing.

Mattia Binotto (Ansa Foto)

I due top team hanno lottato sino all’ultima curva dell’ultimo Gran Premio di Abu Dhabi, dando l’impressione di instillare ogni briciolo di concentrazione nel duello finale. Tutto ciò, sommato al maggior quantitativo di ore dei tecnici italiani in galleria del vento, avrebbe dovuto riportare Leclerc e Sainz ai vertici della categoria. L’inizio era anche sembrato all’altezza del marchio più vincente della storia della F1, ma è stata un terribile abbaglio. Le vittorie inziali di Leclerc avevano illuso i tifosi ed esaltato i piloti della Rossa. Dopo anni di sofferenze e di digiuni, la squadra capitanata da Mattia Binotto sembrava pronta a lottare per un titolo mondiale. Gli ultimi successi della squadra italiana sono arrivati nel 2007 con Kimi Raikkonen e l’anno successivo con l’ultimo titolo costruttori dell’albo d’oro.

Mattia Binotto ha spesso fatto riferimento ad una squadra giovane, ma non è esattamente vero che l’ingegnere di Losanna ha ereditato un nuovo team. Nel 2017 e nel 2018, con Maurizio Arrivabene al muretto, la Rossa aveva lottato contro una Mercedes strepitosa, pur non riuscendo a tenere il ritmo di Lewis Hamilton nelle ultime corse dell’anno. Mattia Binotto, dopo una lunga gavetta, ha voluto fortemente il ruolo di Arrivabene, portando alla cacciata dell’attuale dirigente della Juventus. Binotto ha iniziato la sua avventura a Maranello nel 1995, dopo essersi laureato al politecnico di Losanna ed aver preso un master all’Università dell’autoveicolo di Modena. A soli 26 anni l’ingegnere svizzero fu selezionato per l’area motoristica del Cavallino.

Nella squadra test il giovane si dimostrò indispensabile per la crescita delle vetture che fecero le fortune, negli anni successivi, di Michael Schumacher, Eddie Irvine e Rubens Barrichello. All’epoca, in Formula 1, era possibile investire nello sviluppo delle monoposto su pista e, alla base dei trionfi della Rossa nel quinquennio aureo, c’era stato anche l’apporto di Binotto. Dal 1997 al 2003, infatti, ricoprì il ruolo di motorista anche nella squadra corse, divenendo una parte integrante dei successi di Michael Schumacher, all’interno di un dream team con Jean Todt, Ross Brawn e il Presidente Luca Cordero di Montezemolo.

La scalata in Ferrari di Mattia Binotto

La carriera di Binotto in Ferrari ha pochi precedenti. Nel 2004 fu nominato capo ingegnere, mentre nel 2009 divenne responsabile di operazioni motori e KERS, il sistema del recupero dell’energia cinetica adottato fino al 2013. In un momento di grandi trasformazioni per la categoria regina del Motorsport, fu scelto per occuparsi del reparto Power Unit dal 2014. La Rossa non era pronta al passaggio agli attuali motori ibridi, ma il Presidente Montezemolo non ebbe grandi alternative. Cosa avrebbe potuto fare la Rossa, lasciare la categoria regina del Motorsport perché non favorevole all’uso delle batterie? Sarebbe risultato un clamoroso autogol, considerata anche la direzione che ha preso il mondo dell’Automotive. La Rossa ha già lanciato, con successo sul mercato, la prima supercar ibrida, proprio grazie all’esperienza maturata in F1.

Con l’arrivo di Sergio Marchionne al vertice della piramide della Rossa, Mattia Binotto fu premiato a direttore tecnico dal luglio del 2016. Il manager canadese diede spazio all’ingegnere di Losanna, sino alla nomina poi di team principal al posto di Maurizio Arrivabene. La prematura scomparsa di Marchionne è stato un duro colpo per la Rossa. Il nuovo Presidente John Elkann non si è dimostrato all’altezza dell’arduo compito, in un periodo di grandi ristrutturazioni per la categoria regina del Motorsport. Il nuovo regolamento tecnico ha dato una chance alla Ferrari, ma gli avversari austriaci l’hanno sfruttata meglio. Dopo 27 anni in Ferrari in molti vorrebbero Mattia Binotto out, come recita il famoso # sui social network.

I risultati non sono stati in linea con le aspettative. I numerosi motori sostituiti sulle vetture il Leclerc e Sainz, a seguito di problemi tecnici, hanno determinato una perdita clamorosa di credibilità. I ferraristi sono naufragati ad una marea di punti dal leader Verstappen. Quest’ultimo è già riuscito a superare Schumacher e Vettel, conquistando il quattordicesimo Gran Premio stagionale. Dopo anni di attesa in vista di un 2022 rivoluzionario, i tifosi della Rossa hanno dovuto ingoiare altri bocconi amari. Il 2023 si avvicina e i numeri della Ferrari, sotto la guida di Binotto, non sono confortanti.

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Davide Russo
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