Alessio “Uccio” Salucci, l’amico storico di Valentino Rossi, accende il pubblico dei tifosi nella grande festa in piazza a Tavullia
Immaginatevi la scena: la festa dedicata a Valentino Rossi, in occasione della sua ultima gara in casa della carriera, proprio nella sua Tavullia. Inevitabile che il bagno di folla fosse notevole, nella piazza centrale del paese, specialmente nell’evento clou della grande festa dedicata al Dottore: il sabato sera, quando sul palco è salito Alessio “Uccio” Salucci.
E il pubblico delle grandi occasioni, accorso ad ascoltarlo, non è rimasto deluso, perché l’amico di una vita e braccio destro del nove volte campione del mondo ha messo in piedi un autentico spettacolo. Culminato quando è arrivata la domanda di menzionare gli avversari più duri che il numero 46 abbia incontrato nel corso della sua parabola agonistica.
A quel punto Uccio non ha potuto fare a meno di scatenare i valentiniani contro il nemico pubblico numero uno, Marc Marquez, evitando accuratamente di menzionarlo: “Non si può nominare lui, non si può nominare lui qui!”. E la sua gente gli ha risposto con un’ovazione da stadio.
Non sono mancati però i momenti di grande emozione, nel corso della lunga chiacchierata durante la quale la persona più vicina di tutte a Valentino Rossi ha ripercorso i momenti più belli della sua vita sportiva. Come la prima vittoria dopo il passaggio alla Yamaha, a Welkom nel 2004.
“Honda ci aveva vietato di provare la nuova moto Yamaha fino alla fine di dicembre”, racconta, “e per un inverno intero ci siamo chiesti se avessimo fatto una gran stupidaggine a lasciare la migliore moto in assoluto per prenderne una che fin lì aveva vinto poco o niente. Poi a gennaio i test in Malesia e alla prima gara in Sud Africa subito la vittoria. È stata l’emozione più grande che ho vissuto con Vale. Se mi chiedi di fare un podio delle vittorie di Vale non saprei, perché ce ne sono state davvero troppe e tante sono state incredibilmente emozionanti. Ma di certo Welkom 2004 rimane fuori classifica”.
Infine, quando si parla di ritiro, la commozione è comprensibilmente palpabile: “Altre volte ha vissuto momenti in cui sembrava che volesse mollare. Ho insistito, ho spinto tanto perché non lo facesse. Non questa volta invece: era chiaro. A me non lo ha neanche detto, perché sapeva che lo sapevo già”.
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