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Formula 1

Red Bull grida al complotto: “Non riescono a batterci, allora ci rallentano”

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Fabrizio Corgnati

La Federazione cambia di nuovo le regole e il team principal della Red Bull, Christian Horner, si infuria: è un complotto contro di loro?

Il team principal Christian Horner ai box del Gran Premio della Stiria di F1 2021 al Red Bull Ring (Foto Getty Images/Red Bull)

La Federazione internazionale dell’automobile continua ad intervenire sui regolamenti tecnici a campionato in corso. Prima la stretta sulle gomme, volta ad assicurare che le squadre non abbassassero troppo la pressione con l’uso di qualche stratagemma.

Poi è arrivato il giro di vite sui pit stop: dal Gran Premio in Ungheria in poi, la ripartenza delle vetture dopo le soste dovrà avvenire nel rispetto dei tempi di reazione umani. Così si eviterà che alcune squadre utilizzino dei sensori automatici per accelerare il processo del cambio gomme, rischiando però di tirare troppo la corda e di provocare situazioni di pericolo.

La Federazione vuole rallentare la Red Bull?

In entrambi i casi il team che la Fia avrebbe voluto colpire con questi cambi di regole sembra la Red Bull. Che ha provocato l’esplosione dello pneumatico di Max Verstappen a Baku, forse proprio per un trucchetto con la pressione, e che è sistematicamente la più veloce nelle fermate ai box.

Ad inasprire i sospetti c’è la voce che a chiedere questa modifica sia stata proprio la diretta rivale Mercedes. Ce n’è abbastanza perché il team principal dei Bibitari, Christian Horner, si infuri gridando al complotto. “In una competizione, se non riescono a batterti, la cosa più logica per i tuoi concorrenti è cercare di rallentarti. Ovviamente è questo che sta accadendo”, ha tuonato il box delle Lattine. “Lo trovo un po’ deludente”.

Horner non è d’accordo con la nuova direttiva sui pit stop: “Il compito del team è assicurare che la vettura sia in sicurezza, e se la gomma non è fissata bene bisogna fermarla subito: è già una penalità piuttosto brutale. Perciò non sono sicuro di che obiettivo stia cercando di perseguire la Federazione, perché questa regola mi sembra terribilmente complessa. Potrebbe addirittura risultare più pericolosa, perché spetterà al meccanico incaricato di dare il via alla vettura il giudizio sui tempi di reazione. Credo che non l’abbiano studiata bene”.

Il pit stop della Red Bull (Foto Mark Thompson/Getty Images/Red Bull)

LEGGI ANCHE —> Rivoluzione pit stop: dall’Ungheria basta record di velocità

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Fabrizio Corgnati

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