Il nuovo pacchetto Automotive della Commissione europea sta cambiando il panorama dell’auto in Europa. Analizziamo le proposte, l’iter legislativo e le possibili implicazioni
Un pacchetto che spacca e accende, promesso come svolta ma scritto a matita: il nuovo tassello del Green Deal divide l’auto europea e costringe tutti, dai costruttori ai governi, a guardare oltre gli slogan e dentro l’iter vero delle regole.

Il nuovo pacchetto Automotive della Commissione europea ha spinto l’ago del dibattito al massimo. C’è chi lo definisce “disastroso”, come la VDA di Hildegard Müller. C’è chi lo giudica “insufficiente”, come l’ad di Stellantis, Antonio Filosa, in un’intervista al Financial Times. Le parole pesano. Ma il punto è un altro. Le proposte non scattano domani. Entrano in un iter legislativo lungo. E, in quel percorso, cambiano.
E la cronaca recente lo ricorda bene. Il bando delle endotermiche al 2035 nacque nel luglio 2021. Arrivò in Gazzetta dopo oltre venti mesi. In mezzo, emendamenti, compromessi e il famoso spazio per gli e-fuel sostenuto da Berlino. La macchina europea non corre. Ragiona, litiga, riscrive.
Green Deal 2035, cosa c’è sul tavolo oggi
La Commissione propone di ridurre l’obiettivo allo scarico dal 100% al 90% al 2035, con compensazioni obbligatorie per il restante 10%. Tocca il Regolamento 2019/631 per le emissioni dei veicoli leggeri e il 2019/1242 per i camion (finestre 2025/2029). Interviene su etichettatura e abroga la 1999/94/CE. Apre un nuovo regolamento che rivede i testi 561/2006, 2018/858, 2019/2144 e 2024/1257, e cancella 70/157/CEE e 540/2014 per semplificare prove e requisiti tecnici. Sullo sfondo, altri pezzi strategici: batterie, requisiti per le flotte aziendali, cornice per le E‑Car. È tanta roba. E ciascun dossier muove interessi, filiere, calendari.
A marzo, la Commissione ha presentato un Piano d’Azione per l’auto con un correttivo sul meccanismo di compliance delle multe per lo sforamento dei limiti. Parlamento e Consiglio lo hanno approvato a fine maggio. L’entrata in vigore ha richiesto almeno tre mesi. Era un intervento condiviso, quasi tecnico, eppure non è stato immediato. Figuriamoci ora, con un pacchetto che tocca più regolamenti insieme e chiama in causa governi combattivi, come quello italiano, che hanno già promesso battaglia.
Questo pacchetto è solo la prima bozza di un confronto che durerà. Non esiste oggi un “traguardo finale”. Esistono proposte riscrivibili, una procedura di codecisione con margini ampi, e pressioni incrociate: industria, Stati membri, Parlamento, Commissione. Se cercate certezze assolute, non ci sono. Ci sono, però, fatti verificabili: i tempi medi, le deroghe passate, le aperture sugli e-fuel, le correzioni alla disciplina sanzionatoria. Fonti: comunicazioni ufficiali della Commissione UE, atti del Parlamento e del Consiglio, dichiarazioni VDA, FT.
Che cosa aspettarsi ora
Nei prossimi mesi vedremo emendamenti pratici. Ad esempio su criteri di calcolo delle emissioni allo scarico, soglie per i camion, metodi di prova, etichette in showroom. Potrebbero emergere corridoi tecnici per tecnologie ponte, o fasi transitorie più lunghe per i piccoli costruttori. Non ho dati certi su date di adozione finale: dipenderanno dai triloghi e dai rapporti di forza politici. Intanto, in officina e in consiglio di amministrazione, la domanda è semplice: dove investire adesso?
Nelle infrastrutture di ricarica, nell’efficienza delle catene di fornitura, nel software di bordo. L’Europa cambia con lentezza, ma cambia. E un 10% “compensabile” può sembrare poco, finché non ti costringe a riprogettare tutto.





