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Mercato

Perché si chiama Smart? L’acronimo del brand lo conoscono in pochissimi

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Davide Russo

Tutto il mondo conosce la Smart, ma ricordate il significato del nome del marchio? L’idea fu geniale e diede il via ad un cambiamento epocale.

Le Smart hanno rivoluzionato il concetto di mobilità urbana per come oggi lo conosciamo. C’era un tempo in cui una vettura così piccola come la Fortwo, due posti, sarebbe stata considerata un pericolo. Per questo motivo non è arrivata sul mercato subito. Ma prima di addentrarci nell’universo della city car più nota al mondo, soffermiamoci sui numeri.

Smart (Ansa) tuttomotoriweb.it

Solo a Roma sono state vendute, dal 1998 ad oggi, oltre 200mila Smart. La city car Mercedes ha, sostanzialmente, cambiato l’immagine della Capitale, liberando spazio e aprendo ad una nuova filosofia del trasporto. I vantaggi di acquistare una Smart sono innumerevoli, a partire dalle dimensioni che la rendono agile nel traffico e molto comoda nei parcheggi.

Con il passare delle generazioni è diventata anche più scattante ed affidabile. Oltretutto si è anche aggiornata con la versione elettrica, rispondendo alle esigenze green imposte a livello europeo. Dal 2035, infatti, sarà possibile solo la vendita di vetture con batterie. Lo stop alla vendite delle auto con motori termici non coglierà impreparato il brand.

La Smart ha voluto rispondere presente alla corsa all’elettrico, anticipando l’uscita della EQ fortwo nel 2020. Migliaia di appassionati della piccola city car hanno deciso di accaparrarsela. Del resto la Smart è tra la auto che più si adattano al concetto di elettrico. Per diminuire il livello di Co2 nell’aria occorrerebbe puntare su EV di piccole dimensioni e la Smart si è già presa una quota importante di mercato in Italia.

La nascita del nome Smart

Chi sceglie Smart, solitamente, lo fa con la convinzione di sfruttare le caratteristiche della piccola utilitaria in città. Con il passare degli anni la vettura è diventata anche più sicura per qualche gita fuori porta. Oggi la EQ, con i suoi 2,70 metri, due posti confortevoli schizza da 0 a 60 km/h in meno di 5 secondi. È equipaggiata di caricatore di bordo sia da 4,6 che da 22 kWh. Con la funzione di ricarica rapida, disponibile a richiesta, la batteria passa dal 10% all’80% in 40 minuti, se è disponibile una ricarica trifase.

Smart (Ansa) tuttomotoriweb.it

’autonomia è di circa 150 km. Ma come si è arrivati a questa nuova fase? La Smart ha una storia più antica di quella che si potrebbe immaginare. Il primissimo progetto risale al 1972, grazie ad una intuizione del dipendente della Mercedes, Johann Tomforde. Quest’ultimo presentò l’idea di una mini vettura due posti ma la proposta fu scartata a causa di un problema di sicurezza alla zona di deformazione. Nel 1989 il piano di Tomforde fu ripreso con la nascita della cellula Tridion in acciaio ad altissima resistenza.

Tomforde presentò il primo concept in California, in occasione della festa del 4 luglio. Nel dicembre dello stesso anno, Nicolas Hayek, inventore e proprietario della Swatch, si recò dall’a.d. Mercedes-Benz, Werner Niefer, per lo studio della “Swatchmobile”. Nell’agosto del 1996 il marchio SMART, acronimo di Swatch-Mercedes ART, ma anche parola inglese che sta per “furbo”,”intelligente”, venne brevettato.

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Davide Russo
Tags: Primo Piano

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