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Formula 1

Ferrari ancora in alto mare: cosa non sta funzionando

Published by
Chiara Rainis

Anche in Arabia Saudita la Ferrari ha deluso. Lontana dal podio, pare non avere capito ancora la direzione da prendere e i rivali scappano.

Dopo le difficoltà avute tra il 2020 e il 2021, l’anno buono della Ferrari avrebbe dovuto essere lo scorso, ed invece, come ben sappiamo tra errori del muretto, dei piloti e una macchina con potenziale, ma non efficace non se n’è fatto niente. Meglio quindi posporre i buoni propositi al 2023, la seconda stagione con le macchine ad effetto suolo e quindi con una tecnologia e un sistema già rodati. Macché. Sono bastati i primi test del Bahrain per capire che sarebbe ancora andata in bianco.

Carlos Sainz su Ferrari (Ansa Foto)

Siccome in fase di pre-campionato ci si nasconde sempre, lì per lì in molti hanno pensato con la Rossa non avesse mostrato tutte  le sue carte. Ed invece, aveva già fatto vedere tutto. La prima gara, sempre a Sakhir, ha visto Sainz arrivare quarto e soccombere alla baldanza di Alonso, e Leclerc ritirarsi per un guasto alla centralina.

Se questa è la partenza c’è poco da stare allegri. Tuttavia, il beneficio del dubbio va concesso a tutti. Per cui nel round iniziale poteva aver concorso un po’ di sfortuna. Magari pure della ruggine e di effetto novità dato che nel box c’erano stati un po’ di arrivi e partenze.

Ferrari sbaglia anche in Arabia Saudita, perché?

Ed invece a Jeddah è giunta a tutte le orecchie la conferma. Pure questa volta la Rossa dovrà rimandare i sogni di gloria. Troppo debole la monoposto. Troppo caos nel garage, con una nuova defezione. Ossia quella del capo aerodinamico David Sanchez, sostituito al volo dall’italiano Diego Tondi. Insomma, troppo tutto nello spazio di pochi giorni.

Senza dimenticare che le strategie ancora sono deboli. Non per niente il neo team principal Frederic Vasseur non ha celato il disappunto, la delusione per una situazione tanto deprimente. “Non  possiamo prenderci in giro. Dobbiamo cambiare qualcosa“, ha tuonato a caldo, dopo aver ammesso che la RB19 va come un treno se comparata alla loro SF23.

Purtroppo però a Maranello sembrano ancora trovarsi nella fase del “dobbiamo capire”. Un periodo che si protrae da parecchio e che fa sorgere il quesito, come mai lì dentro nessuno sia in grado di comprendere le ragioni di queste défaillance.

Nella confusione generale, una cosa pare certa e assodata, l’auto non riesce a far funzionare a dovere le gomme. In particolare con la mescola più dura. In sintesi l’ultima nata sotto la dirigenza Binotto funziona solo scarica, come coperture morbide per fare il giro secco al sabato. Sulla distanza, invece, è desaparecida.

Con aria piuttosto scoraggiata Charles ha ammesso di non essere sorpreso di aver tagliato il traguardo settimo. Quello che invece lo ha impressionato negativamente è il distacco accumulato dalla Red Bull, ben 43″ in una corsa riaccorpata dall’anomala safety car entrata per il ko tecnico di Stroll. “Se vogliamo vincere, dobbiamo fare ancora tanta strada“.

Da qui al prossimo appuntamento in Australia ad inizio aprile la Ferrari dovrà cercare di mettere una pezza dove possibile. Altrimenti, come ha dichiarato lo stesso monegasco, potrà soltanto accontentarsi di essere la quarta forza in campo. Ciò perché anche nell’evento saudita l’Aston Martin ha dato prova di solidità e rapidità. E la Mercedes, seppur ancora lontana anni luce da quella dominante di un tempo, ha tirato fuori orgoglio e un po’ di performance.

Dunque, il compito che ha davanti a sé l’equipe modenese non è per nulla semplice. Se poi si pensa che tante figuracce di fila possono soltanto incrementare la pressione che ha addosso, è ancora peggio. L’unica fortuna in questo caso, è che il gran premio di Imola sarà soltanto nella seconda parte di maggio. Per quel momento, quando avrà tutti i riflettori puntati addosso, la Scuderia dovrà aver dimostrato di essere uscita da quell’impasse di cui nessuno si capacita.

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Chiara Rainis

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