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Formula 1

Ferrari, si studia una monoposto rivoluzionaria: ecco cosa cambierà

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Giovanni Messi

La Ferrari è pronta a diversi interventi per recuperare il gap dalla Red Bull. Ecco le aree che verranno riviste in misura maggiore.

La domanda che i tifosi Ferrari si stanno facendo in questo post-campionato è una ed una soltanto: la Red Bull sarà battibile nel 2023? Dare una risposta, al giorno d’oggi, è molto difficile, anche se le premesse non sembrano essere esaltanti. Infatti, l’addio di Mattia Binotto ha generato un vuoto di potere non da poco, ed a meno di tre mesi dall’inizio del prossimo mondiale non si sa ancora chi sarà il nuovo team principal.

Ferrari (ANSA)

Di nomi ne sono stati fatti a bizzeffe, ma per il momento non c’è nulla di ufficiale ed il caos regna sovrano. In tutto questo, pare che la figura più importante sia quella di Benedetto Vigna, l’amministratore delegato del Cavallino che ha preso a cuore la situazione della Gestione Sportiva.

Sarebbe stato proprio il CEO della Ferrari a spingere per l’uscita di Binotto dai programmi futuri, in maniera nettamente maggiore rispetto a John Elkann. Il presidente, infatti, in quel di Monza aveva annunciato la conferma del team principal assieme a tutto il gruppo di lavoro per il 2023, sottolineando però che i risultati non erano pienamente in linea con gli obiettivi prefissati.

Ad oggi è cambiato tutto, e ci sarà da capire quale sarà la rotta da seguire. I rivali sono fortissimi, vale a dire Red Bull e Mercedes, due squadre che hanno sempre puntato sulla stabilità al loro interno. Christian Horner e Toto Wolff sono i migliori team principal sulla piazza, impegnati da anni nel loro lavoro e divenuti ormai degli intoccabili.

Il britannico è sempre stato alla guida della Red Bull, considerando che solo lui l’ha diretta dall’ingresso in F1 datato 2005. Il manager austriaco è al ponte di comando dalla fine del 2013, quando sostituì Ross Brawn creando il ciclo tecnico più vincente e duraturo della storia, non lasciando scampo alla concorrenza.

A Maranello, invece, le cose sono ben diverse, e dopo Jean Todt si sono alternati ben quattro team principal, tutti italiani. Subito dopo il francese, poi divenuto presidente della FIA nel 2009, arrivò Stefano Domenicali, che vinse il mondiale costruttori all’anno d’esordio in quella carica.

Per il resto però, sotto l’attuale CEO della F1 arrivarono soltanto delusioni, cosa che lo costrinse a cedere il passo a Marco Mattiacci nel 2014. Dall’anno seguente fu la volta del ciclo di Maurizio Arrivabene, sotto la presente guida di Sergio Marchionne. A Maranello è poi scoppiato il caos nel 2018, subito dopo la morte del presidente, portando Binotto a rilevare il ruolo dal suo predecessore.

Ferrari, ecco come potrebbe essere la nuova monoposto

La Ferrari, nonostante il caos relativo alla successione di Mattia Binotto, sta portando avanti di gran carriera il progetto della nuova monoposto. Secondo alcune indiscrezioni, il discorso relativo all’inaffidabilità della power unit sarebbe stato risolto, e finalmente Charles Leclerc e Carlos Sainz potranno ottenere nuovamente quei 30 cavalli persi nella seconda parte di stagione.

Secondo quanto riportato da “Chrono GP“, la nuova vettura potrebbe prendere spunto anche dalla Red Bull per quanto riguarda la zona delle pance, un concetto portato da Adrian Newey che sin dai test di Barcellona fece scalpore per via delle forme che la rendevano simile ad un aereo.

Allo studio c’è anche un nuovo posizionamento delle prese d’aria in verticale, in modo da gestire meglio gli ingombri all’interno delle pance laterali. L’obiettivo è anche quello di aumentare e di parecchio l’efficienza aerodinamica, vale a dire il grande vantaggio palesato dalla RB18 nel corso della stagione 2022.

La Ferrari, ed anche la Mercedes, hanno pagato dazio proprio per via di una velocità di punta troppo inferiore ai siluri anglo-austriaci, che rendevano tutti vulnerabili in fase di duello. La differenza maggiore appariva quando Max Verstappen e Sergio Perez potevano aprire il DRS, guadagnando tantissimi km/h sulla concorrenza.

Il discorso power unit, come detto in precedenza, potrebbe cambiare le carte in tavola. Correre con 30 cavalli in meno, come riportato da varie fonti, è un grande svantaggio, e ricordiamo che nel 2023 l’affidabilità sarà ancor più importante. Infatti, ci saranno 24 gare e non 22, con il doppio delle Sprint Race da affrontare, e solo 3 unità propulsive da poter montare.

Ciò significa che evitare penalizzazioni in griglia sarà impossibile, ma occorrerà farlo in maniera minore rispetto al 2022. Se l’efficienza dovesse crescere in maniera importante, si potrebbe anche pensare di risparmiare il motore laddove non occorre esageratamente, potendo allungarne il chilometraggio. La nuova stagione sarà una grande sfida per tutti, ed a Maranello non possono permettersi di sbagliare ancora una volta.

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Giovanni Messi
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