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Motomondiale

Quanto viene pagato un pilota di Moto3? Rimarrete stupiti

Published by
Davide Russo

Il classe cadetta del Motomondiale rappresenta il primo grande salto nel motociclismo che conta. Ecco la realtà dei rider dei Moto3.

Per la maggior parte dei ragazzi che iniziano a correre, sin da bambini, sulle mini moto, l’obiettivo è quello di riuscire, un giorno, a calcare i palcoscenici internazionali della MotoGP. Riuscire ad emergere sta diventando sempre più difficile per i giovani, specialmente nostrani. C’è stata un’epoca dove i centauri del Belpaese dominavano tutte le classi del Motomondiale. C’era anche un’attenzione differente per le classi minori. Si è passati da un’epoca dove straordinari rider decidevano addirittura di rimanere in 125 o 250, riscuotendo fama e un discreto successo economico.

Moto3 (Ansa Foto)

I tempi cambiano e con il passaggio alla Moto3 e alla Moto2 è anche diminuito il fascino delle classi minori. Oggi tutti i rider, anche a costo di sbagliare, fanno a gara per bruciare le tappe allo scopo di arrivare in MotoGP. I motivi sono, soprattutto, legati alla sfera economica. Nonostante la crisi che sta attraversando la top class, i centauri della MotoGP sono i più pagati al mondo. Stipendi plurimilionari per i big, come Marc Marquez con 14 milioni all’anno, ma anche i centauri delle squadre corse ufficiali di Yamaha, Ducati non se la passano male. Non tutti guadagnano, però, i milioni. C’è chi, come Aleix Espargaró, pur essendo in lotta per la corona iridata nel 2022 non arriva al milione, per la precisione 750.000 euro secondo il sito money.it.

A questo punto potete immaginare che nelle categorie minori non è tutto rosa e fiori, anzi. I guadagni, spesso, sono condizionati anche dall’appeal della categoria, in termini mediatici. Gli sponsor, ad esempio, sono disposti a sborsare cifre più alte per apparire sulla livrea di un bolide della MotoGP, piuttosto che per le Moto3. Lo sanno bene i rider della categoria minore che, spesso, sono costretti ad autofinanziarsi. Il problema è nato, oltre al calo mediatico, anche dall’aumento dei costi con il passaggio dalla cilindrata 125 alla Moto3. Le regole non sono state, propriamente, pensate per favorire l’inserimento di nuovi investitori, Anzi tanti hanno dovuto fare un passo indietro. Addii illustri che avrebbero dovuto far riflettere i vertici del Motomondiale. Moto3, Max Biaggi furioso: arrivano parole pesantissime.

Moto3, che fatica per i piloti

La categoria propedeutica alla Moto2 è, decisamente, impegnativa per i team. Le squadre devono provvedere a coprire la stagione con sei motori, con una vita media di circa 2000 km. I team presentano un costo totale per pilota, secondo Speedweek, di circa 245.000 euro, ovvero “di questa spesa complessiva, 60.000 euro sono per i motori (una spesa che compiono IRTA e Dorna). Ci sono poi la ciclistica e lo chassis, per un costo di 85.000 euro, a cui aggiungere 20.000 euro per i due motori di prova per i test invernali. Contiamo poi altri 80.000 euro per tutte le riparazioni in caso di incidenti. In seguito aggiungiamo lo stipendio per il pilota e tutte le spese che dovrà affrontare (circa 180.000 euro)”.

Parliamo di costi elevati e proprio per questo motivo non tutti i rider possono anche ricevere uno stipendio. Quelli davanti, secondo l’esperto Simon Patterson, percepiscono sui €100-150k all’anno, esclusi i bonus. Salvo pochi fortunati, quindi, per tutti gli altri si tratta di un investimento ingente. Per questo motivo le squadre che non riescono a stare nei costi si vedono, per forza di cose, costrette a chiedere un sacrificio ai propri piloti. A quel punti i giovani rider della Moto3 devono riuscire a contribuire al bilancio attraverso patrimoni o sponsor personali. E’ davvero molto complesso emergere, anche perché si tratta di ragionamenti a breve termine, ovvero stagionali. Se un pilota non ha una posizione economica molto forte, a livello familiare, a volte non solo fa fatica ad iniziare ma anche a prolungare la permanenza nel Paddock.

Gli sponsor, specialmente, in questo periodo di crisi globale sono veramente focalizzati sul fenomeno di turno, con accordi molto complessi. Non piovono più soldi dal cielo, come nei decenni precedenti. In qualche modo è un mondo spietato ed esclusivo. Il Motorsport è per numeri 1, come Pedro Acosta. Il rider della KTM, oggi impegnato nella classe di mezzo, ha vinto in Moto3 al suo primo anno. Acosta su Valentino Rossi e Marquez ha le idee chiare: fan spiazzati.

Qualcosa di incredibile che non è riuscito, in passato, neanche a fenomeni come Valentino Rossi e Marc Marquez. Un predestinato che, anche partendo da umili origini, ha avuto l’opportunità di emergere. “Se fosse stato per lo stipendio di mio padre, sarei a casa a pescare. I risultati ottenuti mi hanno permesso di fare il mio primo anno in FIM CEV senza dover investire denaro. Nella [Red Bull MotoGP] Rookies Cup dovevo pagare solo il viaggio”, confessò al magazine Motorcycle Sport. Si tratta di una eccezione perché nelle categorie minori i rider devono soffrire non poco, nella speranza di diventare un domani dei manici della MotoGP. Ma si sa i sogni, raramente, diventano realtà.

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Davide Russo
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